Cosa sono i vini ancestrali, detti anche rifermentati sur lie, con i lieviti o con il fondo. Il mondo del vino, e non solo quello naturalmente, è fatto di mode, talvolta passeggere, talvolta destinate a durare. Una di cui si sente molto parlare negli ultimi mesi è quella del Metodo Ancestrale, che però affonda le radici nelle tradizioni del passato.
Cosa sono i vini ancestrali
Proviamo a spiegare in termini semplici di che si tratta. E’ un metodo di vinificazione per ottenere vini con le bollicine diverso sia da quello champenois (con il quale si fa lo Champagne in Francia e il Metodo Classico e il Franciacorta in Italia) sia da quello Charmat o Martinotti (con il quale si produce per esempio il Prosecco). Il metodo Ancestrale è più simile a quello champenois perché la seconda fermentazione (quella che produce le bollicine), avviene in bottiglia e non in vasca. Ma in questo caso la temperatura viene abbassata per bloccare la fermentazione: il mosto parzialmente fermentato, e quindi con ancora zuccheri, continua il suo processo in bottiglia senza l’aggiunta di altri zuccheri e lieviti. Alla fine non si effettua la sboccatura e dunque il vino risulta spesso torbido. Non a caso spesso si chiamano “con il fondo“. I lieviti accentuano il sentore di crosta di pane tipico degli spumanti.
Riassumendo, il metodo ancestrale (che deve il suo nome al fatto che era utilizzato anticamente) è un metodo che prevede la fermentazione Sur Lie, ovvero sui lieviti, senza sboccatura finale (ovvero senza eliminazione di lieviti). La fermentazione in bottiglia degli zuccheri residui produce una maggiore complessità organolettica e un perlage normalmente leggero e brioso (la pressione è inferiore rispetto a quella dei metodi classici).
I migliori
Tra i più noti e buoni vini ancestrali segnaliamo il Prosecco di Casa Coste Piana, il Lambrusco Cleto Chiarli, il Sur Lie alla Costiera, le Bolle Bandite di Carolina Gatti, il rifermentato di Costadilà, il prosecco Colfondo di Bele Casel, il Ribolie di Ribelà, il Surlì di 1701.
Il Nynphe Ancestrale Giangirolami
Ed eccoci al Nynphe Ancestrale 2016, presentato a novembre dall’azienda laziale di Donato Giangirolami. In questo caso lo spumante è prodotto da uve grechetto al 100 per cento. Come si spiega il nome? Ce lo dice Laura Giangirolami: “Le vigne di grechetto sono coltivate vicino a Ninfa, l’antica città medievale che oggi è un’incantevole oasi all’interno della quale scorre l’omonimo fiume. Ma è un richamo anche con le figure femminili, in omaggio alle donne dell’azienda”.
Giangirolami ha scelto il grechetto per la sua grande freschezza e mineralità ma anche per la rarità di spumanti metodo classico a base di grechetto in purezza. Di qualità brut, il Nynphe è il prodotto delle uve raccolte tra la fine di settembre e gli inizi di ottobre dai vigneti di Doganella di Ninfa.
La fermentazione riprende in bottiglia, senza aggiunta di zuccheri, per 20 mesi, con un’evoluzione che produce uno spumante molto originale, dal colore dorato e leggermente velato. Perlage elegante e persistente, al naso ci sono note di crosta di pane, pasticceria secca, fiori bianchi, gelsomino, acacia, timo e frutti a polpa gialla come la pesca e l’albicocca. Con che si abbina? Ottimo con crostacei e ricci di mare crudi, ma anche con piatti più robusti come la mozzarella di bufala e persino con paste all’uovo con funghi e carni bianche. Il prezzo in enoteca è di 22 euro.