Er Murena in punta di forcone, Typo un brunch al Maxxi, Le Padelline e lo storytelling, Severance e i panettoni griffati

Er Murena in punta di forcone. Typo, un brunch al Maxxi; Le Padelline e lo storytelling; Severance e i panettoni griffati

 

Le padelline di Andrea, pizzettaro e storyteller

 

andrea le padelline

Dietro ogni bancone c’è una storia. Ogni torciolo da cameriere, ogni berretto da chef, ogni parannanza nasconde una vita. Andrea un tempo era un cronista. Poi ha deposto il Mac, l’ansia e la noia di un mestiere decaduto e si è messo a fare il pizzettaro. Qualche anno di apprendistato a Monti, dietro il bancone di Pizza Trieste, poi, poche settimane fa, il salto nel buio in solitaria, su via Merulana. Un lungo bancone, le pizzette tonde, la pasta e fagioli, le fregnacce, e la stessa passione di sempre. “Volevo chiamarlo La grande pizzetta, ma i geni del marketing mi hanno detto che non funzionava”. E allora l’ha chiamato “Le padelline“. Non male, anche se la sorrentiniana Grande Pizzetta spaccava. Andrea Koveos, di origine greca, è uno di quelli che a Roma si chiamiano pizzettari. Ma, come tutti noi, è molto di più di quel che fa. Appassionato di storia greca, ogni tanto nel suo nuovo locale (ma anche prima a Monti), organizza delle specie di reading, monologhi su base storica (è appassionato di storia antica). L’ultimo è sulla battaglia di Salamina. Stasera il menu è pizzette e Agassi: “Mi ha folgorato il suo libro Open“. Vedremo se farà punto, gioco, partita. Comunque vada, l’ultima volée di Andrea è spettacolare.

Severance, Melegatti e i panettoni griffati

Ci segnalano che Paola Tomasiello, brava pasticciera di Severance, si è sfogata su Facebook (in un post visibile a tutti): “Quest’anno, come non mai, vedere tra i migliori panettoni tanti chef stellati e addirittura marchi della moda, mi fa tristezza come vedere quelli industriali nei supermercati”. Paola ce l’ha con chi artigiano non è, come lei, ma  “solo per aver fiutato un’ulteriore fonte di guadagno (perché non bastano spot pubblicitari, comparsate, programmi televisivi e quant’altro), si toglie lo sfizio di produrre della roba con packaging luccicanti e costosi. Oppure roba fatta con l’acqua santa e l’uovo cagato dal dinosauro estinto“. Esaurita la sorpresa e l’ammirazione per l’ardita metafora, continuiamo a leggere: “Ci mancava l’industria famosa (Melegatti, ndr) che rischia di chiudere. E chi lo sa perché, no? Se io chiudo è colpa mia. Se chiudono loro so’ poverelli. Ma davvero? Certo, poveri dipendenti. E i miei o quelli di una qualunque altra piccola azienda no? Insomma pure a Natale è con le unghie che ci dobbiamo prendere un po’ di spazio che dovremmo invece già avere o ci dovrebbero lasciare”. E ancora “Ma la colpa non è loro, no. La responsabilità è di chi li pubblicizza”. Colpa della stampa? Può darsi. Anzi, sicuro. Spesso, in certi giornali, in certi siti, c’è superficialità, se non lucro. La colpa, si potrebbe dire, è anche dei consumatori. Che si fanno fregare volentieri dai packaging luccicanti. Oppure di alcuni artigiani, che non sanno usare le parole o i media nel modo giusto. Oppure del “sistema”, come si diceva ai bei tempi, per chiudere il discorso e andare a casa a picchiare la moglie. In tutto questo, noi ci proviamo, a segnalare le realtà che ci piacciono. Quelle fatte di passione e di amore. E Severance è una di queste (provare, per credere, lo spettacolare croissant). Però, cara Paola, forse si può convivere in serenità: lo chef star che vende la sua paccottiglia imbrillantinata, i panettoni da 3 euro della Todis, i panettoni con uova di disonauro estinto, e i panettoni fatte bene e buoni. Ogni tanto Er Murena (quanto è bello parlare in terza persona) si gode la pizzetta surgelata, qualche volta si inietta in endovena un Bauli stantìo (che gli dà la giusta energie per superare le sante feste), altre vuole godersi un Romanée Conti poco prima di assaporare l’ottimo panettone Severance con impasto aromatizzato al rosmarino, clementine, marroni canditi, cioccolato Oriado Valhrona 60% e la glassa di nocciole e sesamo.

Typo un brunch al Maxxi

typo maxxi

I cannelloni al sugo, così piccoli che il piatto se li mangia. Il risotto allo zafferano, anche lui in formato mignon e ribattezzato «frittata di riso». Le polpettine, tre di numero e pure quelle al sugo. La cotoletta (di pollo) con le patate fritte, oppure, se volete tenervi leggeri, la coda alla vaccinara. Tutto semplice semplice, tutto come a casa. Ma siete al Maxxi e non solo vi tocca rimpiangere il brunch della precedente gestione, ma anche porvi due domande. Perché lo avete chiamato «menu degustazione», se dentro ci mettete i piatti della nonna? E che mi degusto, la cotoletta di pollo con le patatine fritte? Ma poi, per un menu del genere, c’era davvero bisogno di scomodare «stelle» della cucina typo Cristina Bowerman?

I locali citati

Le Padelline, pizzette e cucineria, via Merulana 77

Severance, via Eurialo 1, tel 06 45433374

Typo, caffetteria e bookshop al Maxxi, via Guido Reni 4, 06 94320661