Livia’s wine / Kino e Vignaioli naturali

Doppio appuntamento con i vini naturali: stasera (venerdì) dalle 20.15 al Kino, visione dei doc di Giulia Graglia, "Il re del mosto" e "Senza Trucco" e incontro con Jonathan Nossiter e quattro produttori di vino naturale (Carussin, Podere Pradarolo, La Visciola e Praesidium). Sabato, invece, all'hotel Villa Carpegna parte la rassegna "Vignaioli naturali", alla quinta edizione. La nostra sommelier Livia Belardelli ci consiglia i vini irrinunciabili, da non farsi scappare.

Prima di passare alla fase più affascinante della degustazione, l’esame olfattivo, colgo l’occasione per una piccola digressione. D’altronde degustare significa assaggiare e, in ogni corso di vino che si rispetti, l’assaggio, e anche la bevuta, è fondamentale. Così oggi partiamo con una prima “esercitazione”. Il luogo è l’Hotel Villa Carpegna (via Pio IV, 6) e all’interno delle sue sale sabato e domenica si svolge la manifestazione Vignaioli Naturali, organizzata da Tiziana Gallo. É alla sua quinta edizione ma stavolta cambia nome, modifica lieve ma concettuale, e da “vini naturali” – dicitura vessata e in taluni casi multata (!) – diventa “vignaioli naturali”. Scelta importante perché sposta l’accento sull’uomo e su una filosofia di vita che sposa un modo di fare vino rispettoso dell’ambiente e della “naturalita’”. In realtà chi scrive sorride di fronte a vigneron che, folgorati sulla via di Damasco dalla stella biodinamica arrivano a innaffiare i tralci con bibitoni-simil-tisane o a disseminare le vigne di oggetti apotropaici nella convinzione che ciò migliori l’uva e la qualità del vino. Detto questo, esagerazioni a parte, sposare una concezione biologica, dar vita a vini naturali nel senso di abolire l’uso di sostanze chimiche in vigna e in cantina è non solo virtuoso ma il traguardo a cui tutti dovrebbero aspirare. Che i vini naturali si stiano facendo strada è una realtà ma tale, a volte, assume le grottesche sembianze di certe mode. Come se bere vini naturali sia roba da intellettuali, una sorta di radical-chicchismo che include nelle sue schiere adepti convinti che, interrogati sull’argomento, fanno scena muta (io sempre) come durante l’interrogazione di greco al liceo. Credo che, come per qualsiasi cosa riguardi il vino, la maniera più pura ed efficace di approcciare l’argomento sia la sensorialità e, di conseguenza, l’assaggio. Toccare con mano, in questo caso assaporare con bocca e narici, per costruirsi la propria solida opinione.

Per questo consiglio di entrare nel salone di degustazione scevri da condizionamenti e assaggiare qua e là, lasciandosi guidare dai produttori, dalle loro storie e dai loro vini. Dai propri occhi, dai propri nasi e dalle proprie bocche. Perché se alcuni di questi vini si fanno scudo del fascino dell’imperfetto per nascondere puzzette e ossidazioni, altri quel fascino lo hanno davvero e sono quelli di cui ci si innamora.
Io saltellerò qua e là tenendo conto di una piccola listarella di assaggi obbligati. Passerò ad assaggiare il Trebez di Dario Princic, bianco color tramonto, gli aerei syrah e pinot nero di Filippo e Barbara di Vallarom, i teroldego di Elisabetta Foradori. E ancora il denso e impenetrabile Kurni di Oasi degli Angeli, capolavoro fitto e intenso, i vini sui generis di Emidio Pepe, i Barolo di Giuseppe Rinaldi, il moscato passito di Ezio Cerruti e, infine, salirò sul vulcano per i vini etnei del Consorzio dei Vigneri capitanati da Salvo Foti. Assaggerò il suo Vinujancu e il Vinupetra e, per chiudere, il Passito di Pantelleria di Ferrandes.

In attesa, per chi volesse affilare le papille, stasera si anticipa al Kino con i documentari della regista Giulia Graglia – Il re del mosto e Senza Trucco –, il regista Jonathan Nossiter e i vini delle aziende Carussin, Podere Pradarolo, La Visciola e Praesidium

Il sito di Vignaioli Naturali