Fini da Eataly, Farinetti for president

Futuro e Libertà, il pallido partitino fondato da Gianfranco Fini, si appresta a celebrare la sua Assemblea nazionale, sabato, proprio da Eataly Roma, al Terminal Ostiense. Una scelta fortemente voluta da Italo Bocchino, appassionato gourmet, per due motivi essenzialmente: è un posto grande, dove si mangia bene e si respira cibo, lontano dall'ufficialità dei polverosi centri congressuali; ed è un posto di successo, creato da un imprenditore, Oscar Farinetti, che sta invadendo con i suoi centri gourmet le principali città italiane, per non parlare di New York. Il magna magna della politica finisce, inevitabilmente, nel tempio del cibo.

Resta un dubbio: che le star dell'enogastronomia finiscano fagocitate dal mondo della politica, mai così odiato come ora. E così, dopo l'epopea del "dalemiano" Gianfranco Vissani (ma fu proprio lui, amatissimo da Bocchino, a cucinare per il congresso costitutivo di Fli), dopo il qualunquista Filippo La Mantia (vanno bene tutti, purché paghino), eccoci al "gelataio" Federico Grom, tentato di cedere al corteggiamento di Silvio Berlusconi. E a Farinetti, pronto ad ospitare l'assemblea di Fini.

Non che questo significhi un impegno politico di Farinetti. E' solo business, as usual. Ma diciamocela tutta: Farinetti non sarebbe un ottimo leader di un partito nazionale?
Il Pd si sbrighi, dunque, se non vuole farsi rubare un imprenditore illuminato, figlio del socialista e capo partigiano Paolo Farinetti.