Giuda, buono ma ballerino

Agli inizi di febbraio ho perso il treno per Identità Golose a causa della neve. Tralasciando gli improperi lanciati a chiunque fosse nei paraggi per ascoltarli, ho quasi subito deciso di volermi consolare in qualche modo e, forse proprio a causa di quelle imprecazioni, mi è subito venuto in mente il Giuda Ballerino. Quella sera solo posti disponibili nell’osteria, mi accontento e penso a un modo per affrontare neve residua e lastre di ghiaccio con le Converse. Giungo sana & salva in Largo Appio Claudio ed entro nel locale diviso a metà. Alla fine del corridoio mi attende il cameriere, pronto a dirottarmi nella giusta sala. Al contrario del ristorante qui i toni sono scuri, il mobilio informale e non scorgo nessuno vestito da Dylan Dog, solo tanti fumetti alle pareti.

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I camerieri mi sembrano da subito un po’ persi. Mentre guardo i fuori carta sulla lunga lavagna che ho di fronte, mi passano davanti senza far nulla per almeno dieci minuti prima di lasciare il menu sul tavolo. Quando finalmente lo portano, al posto dell’acqua naturale richiesta mi viene recapitata una bottiglia di frizzante. Vabbè, tralasciamo. Viene il ragazzo a chiedere cosa vogliamo ordinare, senza segnarsi l’ordinazione che poi ci farà ripetere una volta preso il blocchetto. Due porzioni del mix di arancini come antipasto, per provarli tutti senza fare divisioni al millimetro perché ognuno assaggi. Poco dopo ne arriva soltanto una, con la cameriera che mi porge un piatto per spartire gli arancini. Il capo-cameriere giunge solerte poco dopo con l’altra porzione, con l’aria di chi è abituato a rimediare agli sbagli dei due ragazzi. Ci spiega un po’ gli arancini e mi rendo conto subito dell’errore fatale che ho commesso: sono enormi! Mi aspettavo mini-arancini grandi come olive ascolane e invece questi sono praticamente dei supplì. E ne devo mangiare sei, perché il cibo non si spreca.

 

Un boccone tira l’altro e la varietà di sapori e panature mi aiuta a terminare la porzione quasi senza fatica. I sei mini-arancini: Cacio & pepe in panatura di mandorle e caffé. Croccante e asciutto fuori, blando dentro. Peccato. Ricotta e porcini secchi e pane alla liquirizia. Squisito, anche se non sento la liquirizia. Milanese: Campari e midollo in panatura di patatine. E’ l’ultimo che mangio, quasi esausta. Non male, l’idea del Campari è carina. Broccoletti e salsiccia in panatura di riso soffiato, ossia il migliore: croccante, saporito, ben bilanciato. Pesto di rucola e mozzarella filante in crosta di nocciole. Non c’è traccia della suddetta mozzarella, ma la panatura è meravigliosa. Surplì (sì, surplì) con rigaglie, creste e fegatini di pollo, “come una volta”. Buono, ma senza troppo entusiasmo.

 

Sono praticamente sazia così, ma la curiosità e lo spirito della ricercatrice gastronomica mi spingono avanti. “Limito i danni” scegliendo dei tagliolini con porri, cipolla di Tropea e cedro candito. Chi mi accompagna si macchia dell’errore fatale, ossia ordinare una carbonara dopo la pioggia di carboidrati fritti di qualche minuto prima.

I tagliolini sono perfettamente al dente e schioccano in bocca, mentre cipolle e porri combattono con l’acidità del cedro, non sempre vittoriosi. Chi ama l’agrodolce adorerà questo piatto. Io lo finisco abbastanza soddisfatta, credendo ingannevolmente di sentirmi più leggera (sarà l’effetto “di pulizia” del cedro).

I Rigatoni Valentini alla carbonara con veli di pancetta Podere Cardassa e uova San Bartolomeo sono buoni, sì… la pasta oppone sempre la giusta resistenza sotto i denti, sì… le uova sono cremose, sì… Però. Però manca qualcosa. E’ troppo “rotonda”, nel senso che si sente disperatamente la mancanza dei piccoli spigoli gustativi che solo il pecorino sa dare. La pungenza. Forse c’è troppo parmigiano, forse non c’è il pecorino. Mi lascia un po’ delusa e, piena come sono, non chiedo di assaggiare di nuovo. Ovviamente nella pienezza non è quasi mai contemplato lo sweet tooth, quell’angolino di stomaco pronto ad accogliere i dolci anche dopo un pasto abbondante. Siccome sono senza vergogna voglio le bombe calde mignon con salsa di agrumi e salsa al gianduja. L’accompagnatore ordina un tiramisù, A modonostro, con qualche dubbio. Mentre attendo mi rendo conto di quanto l’odore di cucina si riversi fastidiosamente nella sala, saturando ben presto l’aria e impregnando gli abiti. Riflessioni da cui mi distraggono le bombe calde appena arrivate al tavolo.

La golosità è tanta, un po’ come lo zucchero nel piatto. Squisite le salse, ma veramente troppo zuccherate (e un filo troppo unte) le bombe. Il tiramisù “a modo loro” è un dolce abbondante, da dividere in due. Ogni elemento è un po’ slegato dal resto (la crema al caffé sopra, i savoiardi un po’ asciutti al centro e il finale – un blend di ricotta, mascarpone e scaglie di cioccolato, mi pare), pur unendo il tutto in un boccone.

Il conto è onesto e non mi sento di dire che sia stata una cena poco soddisfacente. Ci sono molte sbavature, questo sì: il servizio un po’ imbranato (perché togliere la bottiglia ancora mezza piena e i bicchieri poco prima del dolce?), le bombe soffocate dallo zucchero, il tiramisù “creativo” che però al palato non ricorda un tiramisù, la carbonara monocorde, l’odore di cucina in sala…Tornerò per assaggiare alcuni fuori carta che mi sono parsi interessanti, ma fino ad allora il giudizio rimane… ballerino.

Bonus: la pasta al dente e l’arredamento easy. Malus: servizio da rivedere e l’odore di cucina

I voti di Puntarella

Cucina  7 –

Servizio  5+

Ambiente 7.5

Prezzi:

Mix Arancini 9 euro
Rigatoni alla carbonara 13 euro
Tagliolini con porri, cipolla e cedro candito 12 euro
Bombe calde mignon 6.50 euro
Tiramisù 6.50 euro

Lo scontrino fiscale regolarmente emesso

English review

A great place, split into both an osteria and a restaurant, with a name that is an exclamation of Dylan Dog, the main character of a famous cartoon strip. The chef, the young Andrea Fusco, guides this vibrant and modern restaurant with a firm hand, it is an area quite a way out from the centre, but has cuisine that is successful enough to win it a Michelin star. The food is imaginative and creative, offering dishes like tripe ravioli, pecorino cheese sauce and mint foam, or perhaps a filet of baccalà (fried fish) on creamed chickpeas. The bill is fair, and the service is a bit ham handed with a few small defects in the preparation here and there. But on the whole, it is a top-notch place.