TripAdvisor e 2Spaghi: fidarsi o no?

L'ultima volta che ho guardato TripAdvisor, ho cercato Zaghini, trattoria di Sant'Arcangelo di Romagna, che mi era stata segnalata con entusiasmo da Giacomo, amico fidato. Due recensioni: una a cinque stelle, dove si decanta la migliore tagliatella della Romagna; la seconda, a una stella, con giudizio pesantemente negativo. Un po' disorientato, passo a 2Spaghi. Stessa solfa: uno spagolicious (massimo dei voti) e un "pessime tagliatelle". Alle fine decido di fidarmi dell'amico. Risultato: vince Giacomo uno a zero a tavolino.
Insomma, l'avete capito, la domanda è: sono affidabili i social network di recensioni e valutazioni di alberghi e ristoranti, da 2Spaghi a TripAdvisor, da Trivago a Google?

Non è in questione soltanto la soggettività del giudizio. Quella vale anche per i siti (Puntarella, come altri), anche se in quest'ultimo caso il lettore fedele conosce i gusti del recensore, le sue idiosincrasie, i suoi parametri di valutazione. E' in discussione anche la lealtà dei giudizi. Perché la rete è un magma popolata da sconosciuti dei quali non conosciamo l'identità. Voi direte: lo stesso vale per voi. Non conosciamo la vostra identità e dietro di voi potrebbe celarsi un gruppo industriale o un ristoratore.
Obiezione accolta, ma solo parzialmente. Perché Puntarella è una fonte unica, che garantisce con il suo marchio, e una storia che comincia a essere lunga, l'onestà e correttezza dei giudizi. Potete non essere d'accordo e dubitare e allora passerete a un concorrente. Ma gli strumenti per verificare la congruità delle opinioni sono molti, anche perché si giocano su un numero elevato di articoli. TripAdvisor o 2Spaghi, invece, sono social network che vivono dei commenti incrociati di sconosciuti. Commenti che potrebbero essere di chiunque: dello stesso ristoratore, di un concorrente, di uno squilibrato, di una persona incapace di giudizi critici sensati, di un bambino.
I casi di siti "scalati" non si contano più. Anche perché gli artisti del depistaggio e della manipolazione si fanno sempre più abili. Per dire, a Rimini l'altro giorno, un fantomatico Robz ha stroncato sulle recensioni di Google 42 alberghi della città, promuovendone, guarda caso, solo uno. Gli albergatori se ne sono accorti e sono insorti, chiedendo una regolamentazione del settore, aka censura. Soluzione che sarebbe funesta. Meglio, molto meglio, che i gestori di questi siti rendano più difficili le manipolazioni (si può, la credibilità di un utente si misura con i contatti e i commenti e le valutazioni palesemente di parte possono essere cancellate). E meglio, molto meglio, se gli utenti acquistano consapevolezza e diventano più diffidenti: ad avere occhi e cervello allenati non è impossibile intuire il profilo del lestofante, annusare l'odore del fake, sgamare il livoroso, scovare l'inesperto, additare il concorrente sleale.
Purtroppo la maggior parte dei visitatori non ha il tempo, né la voglia, né gli strumenti per fare queste valutazioni. Ogni volta che cerco di salvare questi siti e di attribuirgli comunque una dignità mi viene in mente il caso di Peppino a mare. Ristorante di Ostia che Puntarella ha stroncato con una delle sue recensioni più cattive (e più poetiche). Su Qype si trova un solo giudizio, a cinque stelle. Su TripAdvisor ce ne sono tre: uno "eccellente", uno "buono ma…" e uno "pessimo".
Per fortuna, il "paese reale" (era tanto che volevo scriverlo, saluti a Sandro Ruotolo) si è scatenato su Menudiroma: 17 recensioni, praticamente tutte negative. Eppure il dubbio rimane: e se fossero di qualche concorrente invidioso?