Vino e design con un po’ di Laos, tra Lago e Gravner / DesWine

Vino e design con un po’ di Laos, tra Lago e Gravner / DesWine – Terza Puntata

Torno solo oggi da un viaggio dall’altro capo del mondo. Gli occhi ancora pieni della fulgida e prepotente natura del Laos, fatta di placide acque assaltate lungo i bordi da lussureggiante vegetazione e di cascate mastodontiche e fragorose che riflettono il carattere camaleontico e seducente del Mekong. Un paese splendido dove a farla da padrone non è certo il design dell’uomo ma quello della natura, tumultuoso e strabordante da lasciare senza fiato.

Dalla natura vignaioli e designer hanno tanto da prendere e da imparare.
Il vino si fa a quattro mani con la natura, e se quest’ultima si mette di traverso, il vino non si fa. Un esempio purtroppo infelice è proprio recentissimo, quello dell’ultima annata, con condizioni climatiche che hanno favorito la peronospora, falcidiando produzioni intere di uve che non sono arrivate in cantina. Quando invece la natura collabora ecco che sbocciano vini fantastici che ne testimoniano l’apporto fondamentale e la sua sovranità.

Il mondo del design non ne è meno legato. Spesso la natura diventa musa ispiratrice, grazie a quel desiderio atavico dell’uomo che, pur nelle moderne forme dell’abitare, cerca sempre un’integrazione con l’ambiente naturale a cui è antropologicamente e storicamente legato.

Oggi più che mai i riferimenti alla natura sono parte integrante del design delle nostre case, dove legno e pietre naturali si appropriano degli interni creando un continuum con ciò che è fuori. Penso a brand come Riva, dove la ricerca e la cura del legno è a livelli di ineguagliabile valore. Penso a Molteni che ha lanciato il suo primo outdoor la scorsa estate con Palinfrasca, nome divertente e scanzonato per gli arredi firmati da Vincent Van Duysen in teak intrecciato che si integrano e mimetizzano perfettamente nella natura.

E penso soprattutto a Lago che all’ultimo Salone del Mobile ha legato il suo stile già fortemente naturale alla sostenibilità in maniera progettuale con Good House dove l’approccio alla natura si fa rivoluzione ecologica ed architettonica attraverso uno stand sostenibile capace di azzerare rifiuti e caratterizzarsi per un quasi totale abbattimento di peso e di volumi dei materiali di cui è composto.

Insomma, oggi più che mai, oltre all’emozione di cui si fanno portatori, vino e design sono accomunati dal concetto di natura.

Parlare di vini naturali nel mondo del vino è però inesatto o comunque suscettibile di critica dai puristi del linguaggio. È altresì vero che di vini in cui la mano dell’uomo si intreccia con la mano della natura in maniera forte ed evidente ce ne sono diversi. E in alcuni casi quell’intreccio può essere magistrale. Penso alla mano di Josko Gravner. La strinsi diversi anni fa, in un pranzo fortunato in compagnia del mio maestro Daniele Cernilli. Ne ricordo la ruvidezza e la forza, la testimonianza di chi quella mano quotidianamente la intreccia con la natura.

E ricordo l’assaggio folgorante della sua Ribolla. Che nasce in natura e torna in natura anche per la macerazione, in anfore interrate. Riposa per sette anni in grandi botti di rovere di Slavonia per poi schiudersi nel bicchiere in un colore arancio che somiglia a un tramonto, come questo, appena immortalato sul Mekong. Cera d’api, albicocca, agrumi, anice, pot pourri di fiori. Un vino materico e viscerale con cui iniziare questo neonato e ancora sconosciuto 2024.

Qui trovi la prima e la seconda puntata di DesWine, la nuova rubrica di Vino e Design.