Weekend nel Monferrato: Nizza Docg tra vino, arte e gastronomia

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Weekend nel Monferrato: Nizza Docg. Nizza Docg si riferisce a un territorio molto ricco di cultura vitivinicola, gastronomica e artistica. Esiste, infatti, una città italiana oltre alla Nice provenzale. Ci troviamo nell’area del Monferrato (in Piemonte) e l’Associazione Produttori del Nizza si è formata ormai da oltre 20 anni. Il Presidente è Stefano Chiarlo, mentre i vicepresidenti Gianni Bertolino e Daniele Chiappone. Quest’ultimo si occupa della cantina Erede di Chiappone Armando ed è esperto del territorio del Nizza. Gianni Bertolino ha invece la splendida Tenuta Olim Bauda. Chi è Stefano Chiarlo lo chiariremo a breve perché parleremo di una realtà unica nel suo genere, l’Art Park La Court.

Cosa colpisce del territorio di Nizza Monferrato? La presenza di una flora molto varia, l’area è infatti caratterizzata da una biodiversità particolare, i vigneti che sono diffusi a macchia d’olio non sono pettinati come quelli delle Langhe, eppure ci troviamo vicinissimi.

Il vitigno che caratterizza il Nizza Docg è il Barbera, per il vino bisogna usare il femminile la Barbera. Il nome deriverebbe dal latino barberus (rude, aggressivo) se si considera la forte adattabilità di questo vitigno o dal vinum berberis, succo di bacche fermentate da Oltralpe e diffusosi in Piemonte dal tardo Medioevo o ancora dalla particolare forma del grappolo d’uva che sembra avere delle ali. Particolare è anche il colore dei chicchi che, quando l’uva diventa matura, si ricoprono di pruina, uno strato di cera che fa sembrare il grappolo gommoso. Cosa possiamo trovare nella zona del Monferrato? Arte, vino e ottima gastronomia. Ecco cosa vi consigliamo.

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La Cantina Chiarlo

Art Park La Court, cantina Chiarlo
Art Park La Court, Cantina Chiarlo

Nel 2023, siamo al settimo compleanno della denominazione Nizza Docg che festeggia con 84 associati e 167 soci conferitori. L’altitudine media dei vigneti è 270-280 metri sopra il livello del mare. Tutte le vigne sono Barbera. Una delle cantine che si è distinta nel Monferrato è quella di Michele Chiarlo che in passato fece una scelta controtendenza: con diradamenti in vigna ridusse la quantità in pianta. Perché? Pensò che per migliorare la qualità del Barbera occorresse ridurre la quantità dei grappoli, ma in tal modo si la produzione risultava tagliata e nessuno dei colleghi voleva seguirlo. Lo stesso parroco lo criticò aspramente: “Butti per terra il pane”. Eppure, il tempo gli ha dato ragione, tant’è che il suo vino I Cipressi ha conquistato il podio dei Top 100 del 2018, i migliori vini del mondo, per la prestigiosa rivista americana, Wine Enthusiast. Scelto tra 20.000 bottiglie provenienti da 17 Paesi, dopo 25.000 assaggi alla cieca, è il primo Barbera ad aggiudicarsi un così alto risultato.

Art Park La Court

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Art Park La Court

Chiarlo ha deciso di accostare il vino all’arte nella Cascina La Court di Castelnuovo Calcea affinché fosse il motore per una piccola rivoluzione: invogliare diversi pubblici, rispetto a quelli già di settore, a venire a visitare i vigneti. Ad accogliere i convenuti è una sorta di gigante buono, scultura del genovese Emanuele Luzzati, morto nel 2007. Era parte della scenografia de “Gli Uccelli” di Aristofane rappresentata dal Teatro della Tosse di Genova nel 2000. La scultura fu realizzata in materiale permanente (vetroresina) e non in cartapesta su richiesta specifica di Renzo Piano, era posizionata sulla Diga Foranea del Porto di Genova insieme ad altri 4 totem. In particolare, questa posta a custodia dell’Art Park rappresenta Madre Terra ed esprime la connessione con la sfera celeste attraverso il gesto di puntare l’indice verso l’alto, come il Salvator Mundi di Leonardo da Vinci. Emanuele Luzzati concepì qui un vero e proprio percorso tra i vigneti in quanto trovò rifugio da Chiarlo durante gli anni della guerra. Il sito dell’acqua è la seconda scultura che incontriamo con la Fontana della sirenetta realizzata da Marcello Mannuzza, campione del mondo di tornio. Ai piedi della sirena, c’è una piramide di vetro di Peppino Campanella che evoca il mare. Le piastrelle in vetro sono di Fabio Cavanna (Nizza Monferrato, 1976) mentre la ceramica Raku di Dedo Roggero Fossati (Nizza Monferrato, 1948).
Incontriamo poi Il sito del sole e del fuoco, Il sito dell’aria, La Porta sul vigneto ad opera di Ugo Nespolo che precede la Cascina Castello e, a guardia delle vigne, delle Teste segnapalo di artisti diversi: sono maschere dotate di elmetto decorato con attrezzi agricoli, zappe, bilance e pentole.

Non solo, per chi vuole è possibile girare indipendentemente tra le vigne usufruendo del cestino da picnic con prodotti locali a 63 euro (due persone) o dello zainetto a 33 euro (per una persona).

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I nidi di Vinchio Vaglio

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A Vinchio potete trovare un parco con veri e propri “nidi“, adatti per accogliere e ristorare l’uomo dopo una camminata. La cantina cooperativa di Vinchio Vaglio è frutto di un “pronto salvataggio” e si trova nel contesto della Val Sarmassa, riserva nata nel 1993. Gli abitanti sono riusciti a salvare l’area da uno scempio, un agguato mascherato da progetto di promozione turistica che voleva trasformarla in una discarica. Il territorio è ora Patrimonio dell’Unesco e la cantina può contare su 500 ettari. Questo luogo è stato rappresentato poeticamente nei versi di Davide Lajolo, politico e partigiano nato a Vinchio, che lo definisce un “mare verde“: basta fare pochi passi per rinvenire fossili di conchiglia pertinenti all’era del Pliocene. Si organizzano sia percorsi naturalistici che passeggiate con la preparazione da parte della cantina di cestini per il picnic. Oltre alla tradizione vitivinicola, sono molti i prodotti locali come gli asparagi Saraceno, la stracciatella e la mozzarella ricavate da mucche allo stato brado, le nocciole tostate di produzione agricola. In ogni nido si può trovare luce e acqua potabile, in totale sono quattro e sono ricavati da salice intrecciato a mano. È possibile scegliere tre percorsi: da 1 chilometro, da 6 e da 12 (ad anello).
I Tre Vescovi è la località dove confinano i vescovadi di Asti, Acqui e Alessandria, è un punto panoramico ad alta vocazione viticola dove si riunivano i tre Vescovi delle città per accordarsi sulle decisioni più delicate.

Le Cantine Coppo e le Cattedrali sotterranee

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A Canelli dal 1892 si trovano le Cantine Coppo che fanno parte della rete delle Cattedrali sotterranee. Dopo 129 anni siamo alla quarta generazione della famiglia, nonostante sia subentrata una nuova proprietaria. Il riconoscimento Unesco delle aziende storiche di Canelli ha fatto da acceleratore e, se Gaber scrisse una canzone per porre agli antipodi Barbera e Champagne, ne è stata fatta ormai di strada per valorizzare questo vitigno. Il vino iconico della cantina, il Pomorosso, è nato con questo intento. Importante è l’affinamento in legno piccolo, adottato sulla scia di Giacomo Bologna. La Barbera risulta metà della produzione della cantine e, tornando alle sue celebri gallerie ipogee, Coppo è una delle 4 cattedrali sotterranee patrimonio Unesco con un’estensione di circa 5.000 metri quadri sotto la collina di Canelli. Le gallerie sono in pietra locale, il cosiddetto “tufo azzurro”, si tratta, in verità, di calcare: quando veniva cavato si sentiva il suono “tuf” onomatopeico; non essendo di origine vulcanica, infatti, non può essere vero tufo. In una zona della cantina si affinano le quattro etichette di Nizza DOCG (una si produce solo in alcune annate). Le riserve riposano sovrapposte, disposte a mano, a file di due e incrociate. L’acidità è come la spina dorsale del Nizza, permettendo al vino di invecchiare bene negli anni.

Vi segnaliamo infine le ricette della nonna Clelia Pennone Coppo – come il roastbeef alla codarci o il soufflé di formaggio – che vengono, delle volte, riproposte da chef affermati. I tour della cantina partono dai 30 euro persona con durata di 60 minuti circa che comprende la degustazione guidata di cinque vini.

Dove dormire e mangiare

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Residenza San Vito

Se cercate un luogo dove dormire immersi nella natura e nei vigneti ma, allo stesso tempo, mangiare bene vi consigliamo LHV Residenza San Vito (Calamandrana con i LHV Avezza). La struttura presenta 11 camere e suite, è ora gestita dalla norvegese Lisette Lyhus, sposata da pochissimo con l’Executive Chef della Residenza, Davide Tinazzo. Uno dei suoi piatti forti è il ramen piemontese composto con tagliolini ai 40 tuorli e brodo di manzo. Inoltre, potete provare il ristorante La Signora in Rosso nel centro di Nizza.

Nello stesso palazzo storico, Palazzo Crova, si trova anche – quindi fateci un salto! – il Palazzo del Gusto, un museo dove viene tratteggiata la storia del Nizza Monferrato, del cardo gobbo, della robiola di Roccaverano, della mostarda e della nocciola, degli amaretti di Mombaruzzo e del tartufo d’Alba, del gran bollito e del bunet, degli agnolotti e della bagnacauda. Interessanti soprattutto la famosa Bagna cauda piemontese – ove i capisaldi sono olio, aglio, acciughe – e il Cardo Gobbo che, amaro se mangiato crudo, viene piegato e sotterrato durante i mesi invernali. In tal modo, questo particolare cardo perde la clorofilla e diventa dolce. Si mangia sott’olio o anche con la bagna cauda. 

 

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