Bar San Calisto a Roma chiuso per tre giorni “per presenza di pregiudicati”, sit in di protesta

Bar San Calisto a Roma chiuso. E’ un bar storico, presidio popolare lontano anni luce dalla massa di locali e localacci turistici che infestano Trastevere da anni. La notizia è arrivata della sua chiusura è arrivata come un fulmine a ciel sereno, rilanciata e condivisa sui social dagli appassionati. Sono stati i carabinieri di Trastevere a consegnare ai titolari il provvedimento di sospensione della licenza di 3 giorni con chiusura (ex art. 100 Tulps) del bar. La motivazione? La asserita “documentata frequentazione da parte di persone con precedenti penali” e “il disturbo della quiete pubblica in orario notturno da parte degli avventori del locale”. Tra gli episodi citati, quello della notte del 3 giugno scorso, quando venne organizzato, senza le autorizzazioni, “un intrattenimento musicale ad alto volume nelle immediate vicinanze del bar”.

Una stretta che rientra in una serie di controlli a tappeto, ai quali sono seguiti multe e provvedimenti contro i locali per occupazione di suolo pubblico, diffusione sonora non autorizzata e mancata esposizione nel locale di copia dell’ordinanza sindacale n.105 sul divieto di bere dopo una certa ora.

Giusto? Ovviamente legittimo e sacrosanto che ci siano controlli e che si ponga un freno al delirio trasteverino, dove localari senza scrupoli guadagnano su ragazzini e turisti, portando spesso caos e violando serenamente le regole. Ma, come spesso si fa, le “retate” non fanno prigionieri. E diventano uno strumento cieco, che non sa distinguere.

Il San Calisto è un locale fuori dalle mode, fuori dal tempo, che unisce trasversalmente vecchi del quartiere, giovani romani e turisti che vogliono un posto alternativo alla solita movida. Al San Calisto sono passati quasi tutti. Ci è nata persino una band, i Funkallisto. Il proprietario, Marcello Forti, detto Marcellino, è lì da 50 anni. Davanti, di giorno, gli anziani trasteverini si fanno una partita a carte. La sera, ti bevi una Peroni a due lire e fai due chiacchiere, attufato negli spazi scalcagnati dei tavolini all’aperto. E’ la Roma di una volta. La Roma scaciata, caciarona, un po’ fregnona, malinconica e romantica. Qui Jeb Gambardella ci ha bevuto un caffè, nella Grande Bellezza. E ti accoglie una foto sbiadita di Bruno Giordano. E’ la Roma che non caccia chi ha due euro in tasca. E che sa ricordare i suoi “abitanti”, come ha fatto con il Vikingo. In altri posti, lucidi e bellissimi, si spaccia tranquillamente. Qui si beve una Peroni e si aspetta notte. Chiuderla per la “presenza di pregiudicati” (come se si potesse chiedere la fedina penale a chi si siede nei bar) è un po’ ridicolo, a meno che non ci sia prova di attività criminali che si svolgono là davanti.

Anche per questo dalle 19, stasera ci sarà un sit-in di protesta, un San Calisto Day, presidio a base di birra e patatine per farsi sentire e “resistere”.