La pizza patrimonio dell’umanità l’Unesco, tutto quello che c’è da sapere

La pizza patrimonio dell’umanità l’Unesco. Il 12° Comitato per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco ha valutato positivamente la candidatura italiana.  I lavori del Comitato Unesco si concluderanno il 9 dicembre e solo al termine di questa ultima sessione il riconoscimento dell’Arte del pizzaiuolo napoletano sarà ufficialmente ratificato.

L’iter
Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali nel 2009 ha iniziato a redigere il dossier di candidatura con il supporto delle Associazioni dei pizzaiuoli e della Regione Campania. Ora reagisce entusiasta il ministro Maurizio Martina: L’identità enogastronomica italiana sempre più tutelata nel mondo». Ma sono molti a rivendicare il successo. Come Coldiretti, che ricorda i due milioni di firme raccolte in 100 paesi del mondo.

Le origini e la leggenda
La leggenda vuole che nel giugno 1889 il cuoco Raffaele Esposito fu convocato al Palazzo di Capodimonte, residenza estiva della famiglia reale, perché preparasse per Sua Maestà la Regina Margherita le sue famose pizze, dell’Antica Pizzeria Brandi. La pizza per la prima volta venne così realizzata con pomodoro, mozzarella e basilico, che rappresentavano la bandiera italiana. A festeggiare, all’Antica Pizzeria Brandi c‘erano Gino Sorbillo, Ciro ed Enzo Coccia, Ciro Oliva, Antonio Starita, il ministro per i Beni e le attività culturali, Dario Franceschini, e il direttore del Museo e del Real Bosco di Capodimonte, Sylvain Bellenger.

La motivazione
Per l’Unesco, si legge nella decisione finale, «il know-how culinario legato alla produzione della pizza, che comprende gesti, canzoni, espressioni visuali, gergo locale, capacità di maneggiare l’impasto della pizza, esibirsi e condividere è un indiscutibile patrimonio culturale. I pizzaiuoli e i loro ospiti si impegnano in un rito sociale, il cui bancone e il forno fungono da «palcoscenico» durante il processo di produzione della pizza. Ciò si verifica in un’atmosfera conviviale che comporta scambi costanti con gli ospiti. Partendo dai quartieri poveri di Napoli, la tradizione culinaria si è profondamente radicata nella vita quotidiana della comunità. Per molti giovani praticanti, diventare Pizzaiuolo rappresenta anche un modo per evitare la marginalità sociale».

A cosa serve il premio
Il riconoscimento della pizza come patrimonio dell’UNESCO va a tutelare un business che, solo in Italia, ha raggiunto i 10 miliardi di euro nelle circa 63mila pizzerie e locali per l’asporto, dove lavorano oltre 150mila persone.

Gli altri premi immateriali
Ecco gli altri tesori immateriali tutelati dall’Unesco

  • l’Opera dei pupi (iscritta nel 2008)
  • il Canto a tenore (2008)
  • la Dieta mediterranea (2010)
  • l’Arte del violino a Cremona (2012)
  • le macchine a spalla per la processione (2013)
  • la vite ad alberello di Pantelleria (2014).