Pecorino e salame contraffatti nel Sudamerica. Dopo l'olio evo e i vini finti "made in Italy", arrivano anche il pecorino laziale e il salame Milano, contraffatti e spacciati per nostrani nei mercati esteri. I prodotti alimentari "fake" fanno perdere all'Italia circa 60 miliardi di euro all'anno; e intanto la Federalimentare si appella all'Unione Europea.
Dal kit per fare la mozzarella in casa in 30 minuti si passa alla polvere di pecorino prodotta nel Sud America e spacciata per prodotto laziale, fino al salame Milano che arriva direttamente dal lontano Brasile; per non parlare del gorgonzola tedesco e il vino prodotto senza uva. Si chiama "italian sounding" e si riferisce al fenomeno dei prodotti gastronomici spacciati per italiani nei mercati esteri; secondo l'Associazione difesa dei consumatori, tre prodotti su quattro non sono autentici.
Vito Giampiero Gulli, consigliere di Federalimentare, sostiene che la direttiva europea esime i produttori dall’obbligo di indicare lo stabilimento di produzione e afferma: "A breve informeremo con una lettera l’Unione europea sul fatto che si dovranno ritenere di produzione italiana soltanto quegli articoli che indicano dove sono stati prodotti".