Opè a Roma, un forno nell’igloo

Alla fine della serata da Opè, Principessa Sissi – che insieme a un paio di amici mi aveva accompagnato in missione per conto di Puntarella alla scoperta di questa nuova pizzeria-bisteccheria ai Parioli – sembrava uscita da tre round contro Manny Pacquiao: occhio sinistro pesto e lacrimante, orecchio sinistro completamente fuori uso, gola tipo pellicano, e testa suonata.

 
Pacquiao ovviamente non c'entrava niente. La responsabilità dello scempio di Sissi era da attribuirsi all'esile tensostruttura destinata ad arginare il gelo di gennaio. Una responsabilità – sia inteso – da dividersi con almeno altri due colpevoli: 1) i padroni del locale che, in concorso con l'architetto, hanno avuto l'idea del telone plastificato. 2) La solerte cameriera che, dopo aver usato per due volte la parola lievitamento (e non era una dotta citazione classica) per descrivere la pizza, aveva omesso di segnalare che la metà della sala in cui avevamo chiesto di sedere era una specie di cella frigorifera. 

Peccato. Perché se non fosse stato per colpa di questo inconveniente, la nostra recensione a questo locale avrebbe avuto ben altro incipit
E cioè questo: siamo stati da Opè, a due passi da piazza Euclide, e ci è piaciuto moltissimo. Il locale è arredato con gusto (anche se qua e là sembrano intravedersi stilemi tipici da sushi bar, e non sembra un caso che proprio un sushi bar fosse la precedente destinazione di quei locali) e, soprattutto, molto ben illuminato: lampade basse molto rilassanti e per niente tetre.

La cucina è ottima. In particolare la parte dei classici napoletani. Impeccabili, per qualità e quantità – non troppi – i fritti, tra i quali ci permettiamo di segnalare lo splendore e l'eleganza del baccalà mantecato con confettura di cipolle.  Il piatto forte, però, è ovviamene la pizza. Napoletana. Ottenuta, ci ha assicurato la cameriera, con il suddetto "lievitamento di 42 ore". In realtà secondo noi erano 48, ma non ci siamo permessi di insistere. L'effetto comunque è ottimo. E la pizza oltre che buonissima è risultata perfettamente digeribile.

Avremmo voluto assaggiare anche la tartare di Fassona, i dolci e i liquori, ma purtroppo dopo un'ora al tavolo, due dei quattro commensali hanno cominciato a mostrare evidenti segni di ipotermia. Così siamo scappati, ovviamente pagando il conto (20 euro a testa, birra compresa), salutando cortesemente e ripromettendoci di tornare in un periodo più favorevole dell'anno. Magari a primavera inoltrata, quando i proprietari potranno togliere la tensostruttura e trasformare il loro igloo in quella che promette di essere una splendida terrazza romana. Allora, ci scommettiamo, l'Opè si trasformerà in un must della ristorazione romana.

I voti di Puntarella

Ambiente 4 (d'inverno)  8 (d'estate)
Servizio 6
Cucina 8

Bonus: La terrazza. Promette di essere uno dei posti cult dell'estate romana 2013 

Malus: La terrazza. D'inverno trasforma la pizzeria in un igloo: due giorni di febbre a 38 per una pizza, per quanto buona, sono un conto troppo salato. 

Opè Officine Piazza Euclide Via Guidobaldo Dal Monte 8 Roma  06-8075050