Doggy bag, dopo Milano arriva a Roma

Lo fa Michelle Obama con quella sua nonchalance goffa e insieme un po' snob. La chiedono senza imbarazzi i turisti nord americani, massaggiandosi la pancia che non ne può più, davanti ad increduli camerieri nostrani. Silenziosa e ostinata, comincia ad essere una pratica incentivata anche fra i tavoli milanesi, una quarantina. Ma ora, con il consueto ritardo, si inizia anche a Roma. Finalmente, la capitale sdogana la doggy bag, il cartoccio con cui si porta a casa quello che non si riesce a finire al ristorante. Dà il buon esempio un locale elegante: affreschi, tovaglie lunghe e candelabri. Da fine novembre, La Veranda, in Borgo Santo Spirito, si è dotata di tanti sacchetti e contenitori per consegnare a fine pasto, ai clienti che lo volessero, tutto quello che è rimasto sul desco. Che sia mezza bottiglia di vino o mezza porzione di guazzetto di pesce.

"Diamo valore al cibo e non vogliamo buttare via niente – dicono dal ristorante –  Abbiamo cercato realtà a cui fare riferimento qui in città, ma senza successo. Così abbiamo aderito al "Buono che Avanza", un progetto portato avanti da un'associazione milanese che si chiama Cena dell'Amicizia Onlus e che si occupa dei senza fissa dimora da oltre 40 anni".

La Onlus ha creato una rete di locali contro lo spreco: non è carità paternalista, modulata sul vecchio rimprovero delle mamme impazienti: "Mangia che ci sono dei bambini che muoiono di fame". L'idea non è riunire tutti i cartocci che avanzano sulle tavole dei ristoranti associati e consegnarli a una mensa sociale. Lo spiegano alla Veranda: "Non si tratta di donare il cibo avanzato. Diamo un piccolo contributo alla Onlus e compriamo lì i sacchetti con il logo dell'iniziativa. Ma lo scopo è quello di dire ai nostri clienti: 'Impariamo a non buttare via nulla', quello è il nostro impegno. Per il momento, agli italiani fa un po' strano, ma gli stranieri ce l'avevano già chiesto più volte".

D'altra parte nel '700, questo ristorante elegante che oggi prepara banchetti e portate raffinate, era il refettorio del penitenziario: proprio sotto a quelle volte affrescate si susseguivano lunghi tavoloni di legno dove mangiavano i reclusi. Sicuro allora, non avanzava nulla.

La Veranda Borgo Santo Spirito, 73. Tel. 06 6872973