MondoKino, Nossiter risponde

Gran folla e gran successo per l’incontro di ieri sera al Kino, con il  regista e appassionato di vino Jonathan Nossiter. Una chiacchierata dove, al fragore di ego disturbati che siamo abituati a subire nei momenti di confronto culturale, si è sostituito il tono pacato di chi sa conversare, ascoltando il mondo. Le parole, intervallate dal sorseggiare lento, si sono sciolte dentro i bicchieri di Prosecco di casa Coste Piane, Barbera Cascine Corte e delle altre quattro etichette, tutte rigorosamente naturali, proposte da Tiziana Gallo. Per i nostri lettori che non sono riusciti a presenziare all’incontro, un fotoreportage della serata. E per tutti un testo di Nossiter che risponde ai molti commenti ricevuti dopo l'intervista e apre il dibattito.

I COMMENTI DEI LETTORI

LETTORE FG Jonathan Nossiter afferma che i vini non "naturali" sono tossici, interessante.

LETTORE FG "Aiutatemi a capire: esistono protocolli rigorosi e precisi accettati da tutti i produttori di vini "naturali", "veri" , "artigianali" o "biodinamici" (all'italiana)? Esiste qualche organo di controllo che possa verificare l'aderenza a questi ipotetici protocolli e che sia in grado di smascherare eventuali furbetti?"

LETTORE RM "No, enti di certificazione veri e propri non ne esistono. Esiste Demeter, per la certificazione biodinamica, e la certificazione biologica, che per il vino in effetti certifica solo le uve. Protocolli adottati da tutti non ve ne sono. Esiste solo l'esperienza del consumatore, come quando ti accorgi della digeribilità di un vino rispetto ad un altro, della sua diversità anno dopo anno non dipendente solo dal legno passato dalla botte al liquido, dai profumi e dai sapori. Diciamo che è come la differenza tra un buon formaggio comprato al supermercato ed un buon formaggio comprato direttamente in malga".

LETTORE LR Sono un grande amante e soprattutto un grande bevitore di vini naturali. Permettimi un paio di puntualizzazioni: non mi piace quando si divide il mondo del vino in dicotomie, in bianco e nero, buoni e cattivi. Non mi piace chi definisce qualcosa sempre per opposizione. Anch'io – come penso molti di coloro che amano veramente il vino – sono rimasti entusiasti da Mondo Vino e dalle Vie del vino che propone anch'esso una visione dettagliata e globale del fenomeno. Ma definire vini tossici tuttò ciò che non è naturale (parola nettamente abusata e indefinita sopratutto in Italia dove ci sono tanti vignaioli naturali solo a parole) mi sembra una riduzione e un appiattimento del livello d'analisi spaventoso. Non credi che manchi un approccio laico alla questione? In Italia i vini naturali negli ultimi anni stanno avendo un livello di visibilità enorme. Pensa solo al lavoro portato avanti da Tiziana Gallo. Che poi a Roma l'offerta sia scarsa è vero, ma tante cose stanno cambiando, come testimonia la tua realtà. Mi sono dilungato: spero di venirti a ritrovare presto e sono molto curioso di vedere l'ultimo lavoro di Nossiter in pellicola.

JONATHAN NOSSITER

"Ai lettori che in questi giorni mi hanno scritto e hanno commentato in tanti modi l’intervista, rispondo innanzi tutto, di prendere l'intervista su Puntarella Rossa nello spirito in cui è stata fatta (e soprattutto editata)…che è ovviamente uno spirito giocoso…ironico, auto-ironico (spero)…l'auto-ironia dalla loro parte e dalla mia (e dunque è necessaria anche la vostra)!
Poi, mi sembra importante sottolineare che la mancanza di protocolli sul vino naturale non sia necessariamente un peccato. Io almeno la vedo così. Loro sono artigiani-artisti che cercano di esprimere una cultura profonda e complessa (quella della terra, della storia di chi ha lavorato quella terra e della storia della zona) e dunque cercare di imporre regole mi sembra pericoloso (anche se capisco che ne abbiamo anche voglia noi tutti). Sarebbe come se durante il periodo del neorealismo, si fosse detto: "Ecco ragazzi, fare neorealismo vuole dire, non potete fare questo e quell'altro…solo girare così e solo queste persone (infatti c'erano dibattiti feroci all'epoca su chi si potesse considerare incluso o escluso da questa corrente). Ma in questo modo, da "Miracolo a Milano", fino all'opera degli anni 50 di Fellini, tutto sarebbe stato screditato e espulso dalla nostra esperienza.
Detto questo, qualsiasi vignaiolo naturale (vero) bada alla propria terra con il massimo rispetto dei "fenomeni e incidenti naturali", non aggiunge ovviamente una gocciolina di chimica nella terra o nella cantina (con un sacco di sfumature e micro-argomenti complessi, sull’uso dello zolfo e rame per esempio), e produce quindi un vino secondo queste convinzioni. Ci sono furbetti e disgraziati la dentro? Sicuramente, si. Ma neanche l'imposizioni di regole strette li escluderebbe. La definizione di un furbetto è colui che riesce a scappare dalla prossima regola. Ce ne sono sempre stati in ogni attività umana, dalle istituzioni religiose, agli artisti, a tutti quelli che si occupano della nostra salute alimentar-spirituale. E dunque mi sembra che diventi una questione di fede dalla nostra, e dalla loro parte. E meno male, in un mondo talmente cinico, mi sembra bello dovere credere in qualcosa e qualcuno. E questo anche richiede un vero lavoro da parte nostra, da parte di chi ama il vino, di fare lo sforzo di informarsi. Bello anche dover studiare con scetticismo insieme a un atto di fede! I vignaioli naturali almeno mi danno speranza e coraggio davanti a tante cose brutte. Per non parlare del piacere che ci portano!

Infine…mi dispiace che qualcuno si sia offeso quando ho usato il termine "tossico" per gli altri vini. Non è una questione di ridurre a bianco e nero (e la "contra-lista" di Caffé Propaganda non è solo che non è naturale, ma sono sopratutto i vini non-naturali tra i più cinici e industriali che mi sembrava una scelta strana, accanto a vini naturali..c'è molto, e molto meglio nel mezzo diciamo). Ma ad ogni modo è tecnicamente vero, come dice uno dei lettori che mi ha scritto in questi giorni, che un vino che contiene sostanze chimiche, lo è, tossico. Dopo di che, si può dire che questi vini ti piacciono o no, che sono buoni o meno buoni secondi il tuo gusto. Anch'io bevo alcuni vini "tossici" come mangio un po’ di cibo "tossico"…tutto quello che mangio che non sono sicuro essere davvero biologico (ah quanto è difficile saperlo) mi rendo conto che è tossico. Cerco di evitarlo ma sono troppo pigro, buongustaio (quante cose non biologiche mi danno piacere!) o troppo povero (un peccato quasi biblico che il biologico ci costa spesso di più) per vivere una vita puramente "naturale". Magari un giorno (se facciamo uno sforzo maggiore insieme). Ma perché utilizzare un eufemismo? Tossico è tossico. E’ una delle sfide più grandi della nostra epoca (insieme con la ricerca di una bella carta di vino in un ristorante!). Ma meglio accettare la verità…e anche nominarlo ci aiuta ogni tanto ad andare avanti, migliorare…Almeno io lo vedo così. ….e poi ricordiamoci che una frase buttata di buon umore sulla pagina Facebook di qualcuno non è da prendere troppo sul serio…sopratutto venendo da qualcuno non troppo serio…ma con la fortuna di vivere a Roma da qualche mese e dunque piuttosto di buon umore!

Il regista Diego Botta che sta girando un documentario sulla birra artigianale in Italia, Alta Fermentazione, si confronta sul tema con Nossiter

Jonathan firma il wall del Kino, di fianco ad altri illustri ospiti, da Mathieu Amalric a Gipi

Fotoreportage by Elisabetta Tranchina ©Puntarella Rossa

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