Beppe Rinaldi a Cerea: “C’è troppa omertà, il piretro è dannoso e lo zucchero nel vino ce lo mettevano in tanti”

Rinaldi a Cerea. Beppe Rinaldi, storico e straordinario produttore langarolo di Barbera e Barolo, si aggira per Cerea (a ViniVeri 2018) lasciando dietro un sentore di tabacco. Avvicinarlo è sempre un rischio: è un attimo essere mandati al diavolo, perché il personaggio è così, schietto e sulfureo, umorale e passionale. Non a caso lo chiamano “Citrico“. Ma stavolta, a sorpresa, si lascia andare a un’intervista dove lancia accuse a un mondo del vino definito “omertoso” e si autodenuncia.

Beppe, ha sentito parlare Gravner?
“Sì, un grande personaggio. Dignitoso, coraggioso, modesto. E ha citato il grande Veronelli”.
Quanto ci manca Veronelli?
“Non ce ne sono più di uomini e giornalisti come Veronelli. Oggi fare gli struzzi nel mondo del vino è diventata una prassi”.
Gli struzzi?
“Ricordo quando, 20 anni fa, andammo con Veronelli alla Certosa di Pavia a mettere lo zucchero nel vino”.

Lo zucchero nel vino

Lo zucchero?
“Sì. Lui fu l’unico allora a dire la verità”.
Cioè?
“Che lo zucchero nel vino ce lo mettevamo in tanti, tra gli anni ’60 e gli anni ’80. Il disciplinare di Barbaresco e di Barolo prevedeva il raggiungimento di una gradazione che al clima dell’epoca era spesso impossibile. E allora ci mettevamo lo zucchero, anche se è vietato. Anche io lo facevo”.
Non è un male lo zucchero nel vino?
“Ma va. Lo mettono in tutta Europa, non solo in Francia. E’ peggio il mosto concentrato rettificato, che è ammesso dalla legge”.
E perché il legislatore italiano l’ha vietato?
“Per motivi politici. Perché all’epoca i gradi si modificavano tagliando il Nebbiolo con le uve meridionali, ricche di zuccheri. E ammettere lo zucchero nel vino, voleva dire far precipitare il valore dell’uva del Meridione”.
E allora andaste a fare una provocazione.
“Sì, c’era anche Ornella Muti, il che non guastava. Anche lei faceva il vino”.
E oggi?
“Oggi è peggio. L’omertà è ovunque”.

Il piretro, peggio della Monsanto

Per esempio?
“Per esempio, sono sempre più diffuse due malattie della vite, la flavescenza dorata, lo Scaphoideus titanus, e il mal dell’esca. Ma nessuno lo dice. Perché dirlo avrebbe delle conseguenze, sulle quantità di vino prodotto e altro”.
E gli insetticidi?
“Eh. Ci sono insetticidi obbligatori per legge che sono dannosissimi. Per esempio, nell’agricoltura biologica si fa il piretro, che è più dannoso di quelli della Monsanto. Perché è meno selettivo: uccide tutto, anche api, coleotteri, lepidotteri. Era il più diffuso una volta, ma poi ne sono arrivati altri migliori. Io non lo uso. E mi sono anche autodenunciato”.
E che è successo?
“Niente. Loro preferiscono nascondere le carte nel cassetto, meglio tacere. E comunque non l’ho fatto in modo plateale”.

Autopromozione e autosodomia

E perché?
“Perché sono contrario sia all’autopromozione sia all’autosodomia. Da soli non si va da nessuna parte. Se ci fossero 50 produttori che insieme fanno una battaglia, allora val la pena farla”.
Ci avete provato?
“Sì, ma è un mondo omertoso, gliel’ho detto. E dire che quella del Barolo è una zona privilegiata, noi potremmo dare un segnale. Ma come in tutte le zone colpite da improvviso benessere, l’ignoranza rovina tutto. E’ un mondo omertoso, di delatori, senza senso della democrazia, senza senso della socialità”.

Gli inciuci con i produttori di insetticidi

Voi come ci avete provato?
“Noi abbiamo raccolto le firme. Mia figlia era anche consigliera del Consorzio e si è dimessa. Come aziende siamo uscite dal consorzio. Ma loro non intervengono, non fanno nulla, anche perché c’è un inciucio con i sindacati. Siamo sudditi. Non diciamo niente, mentre si sta distruggendo un territorio, che è un bene comune. E i giornalisti sono peggio. Il mondo enologico è pieno di pennivendoli, al soldo di qualcuno”.

Il terrorismo delle istituzioni

Dopo l’operazione di sabotaggio con Veronelli, ci fu una reazione?
“Eccome. Quando andammo lì, fu una cosa meravigliosa. Compiere un atto illegale come quello ha un componente morbosa bellissima. Fu un’acquisizione di dignità. Ma poi ci fu il terrorismo delle istituzioni, Arrivarono i controlli di Nas e di altri enti. Tipico della mafia. Del resto, basta che qualcuno si esponga perché venga preso di mira”.
Servirebbe la forza del gruppo. O di qualche personaggio carismatico.
“Josko potrebbe essere  il guru di tutti noi, il portabandiera delle nostre battaglie. Ha la dignità e poi è puro. Se non sei perfetto, ti fanno a pezzi. Altrimenti finisce che ti fai i cazzi tuoi. Come ha fatto Gianfranco Soldera, che è uscito dal disciplinare. Non fa più Brunello di Montalcino, ha una Igt di Sangiovese. Ma noi non possiamo fare neanche quello”.

Come dei gonzi

E perchè?
“Perché in Piemonte non ci sono le Igt. Non per caso. Manca un gradino della scala, se fai un passo voli. Ci trattano come dei gonzi. E noi zitti”.