Zen e Sora Margherita, no scontrino

C'eravamo tutti illusi. Dopo gli spettacolari blitz della Guardia di Finanza, c'era la sensazione diffusa che qualcosa stesse cambiando. Che i ristoratori romani avessero messo la testa a posto. Riguadagnando una legalità smarrita nella furbizia. Il buon Stefano Bonilli fino a qualche giorno fa riceveva sconcertato scontrini fiscali a raffica e si chiedeva se fosse "un'epidemia temporanea". Lo rassicuriamo: molto temporanea, quasi istantanea. Tutto sembra ricominciato come se niente fosse. In una sola settimana abbiamo subito quattro volte lo stesso trattamento. Dallo Zen, il noto e ottimo ristorante giapponese, siamo usciti con il solito, ormai famigerato, preconto. Idem con patate (buone) dal Sorpasso (dove in passato invece ce l'hanno data). Dal Sorchettaro, ritrovo notturno per palati non finissimi ma affamati, siamo usciti senza nulla in mano (e come noi le decine di persone che sostavano nel locale). E infine, l'altro giorno a pranzo, da Sora Margherita ci hanno consegnato il loro classico fogliettino di quaderno, a quadretti. Molto pittoresco, molto carino: cifra scritta a penna, neanche bassa (un'amatriciana a 10 euro? Da Sora Margherita?). Nient'altro.Forse è arrivato il momento di fare una riflessione. L'illegalità diffusa a Roma è evidente e lo dimostra anche il caso delle ricevute fiscali. I commercianti del centro sono costretti perfino a pagare il pizzo ai vigili urbani (come dimostra il caso di Bernabei, vessato dalla polizia municipale). Sul litorale solo ieri è andato a fuoco il Free Beach, ultimo di una serie di stabilimenti, casualmente andati distrutti (dallo Zion in poi). Fenomeni di gravità diversa, ma spia di una situazione anomala che rischia di degenerare.

Il preconto dello Zen