Santin? Non siamo al suo servizio

POLEMICHE / L’addio alle guide e il ruolo di Internet

L’indignazione è l’oppio dei popoli e noi si rifugge da questa pratica immonda che lascia tutto com’era o peggio. Che il nostro piangere, checché ne dica Dario Fo, fa bene al ricco, al cardinale e anche al re. Però poi si vacilla quando si leggono di seguito tanti obbrobri. Solo nelle ultime ore, per dire, siamo venuti a scoprire che servono due autopsie per capire che un poveraccio defunto aveva cranio, mandibola e spina spina dorsale fratturata. Che il capo della più grande impresa alimentare italiana, Tanzi, non sapeva cosa facevano i suoi manager. Che un partito candida un presidente di Regione perché ha curato la mamma del premier. Che un ministro vorrebbe abolire la pausa pranzo, non potendo abolire i chiari di luna, che a quelli c’avevano provato invano i futuristi. Che qualcuno ha avuto la brillante idea di produrre il Wine Zero, vino anti-sballo, senz’alcol.
Cosa manca? Ah, ecco, per passare dal serio al faceto, c’è il signor Ezio Santin, di professione chef, che fa sapere al Corsera di aver spedito una mail ai vari direttori delle guide gastronomiche per farsi escludere. Motivo? “Sono 33 anni che siamo sotto esame. Ora pensiamo che sia giunto il tempo, come Gualtiero Marchesi, di prenderci questa libertà”. Troppa pressione psicologica, dice il Santin. E poi, dulcis in fundo, “c’è già Internet che ci segnala in tutto il mondo”.
Internet? Nel nostro piccolo invitiamo caldamente a disertare il ristorante di Santin, l’Antica Osteria del Ponte di Cassinetta di Lugagnano. Perché se l’egregio chef non ha capito cos’è Internet, cosa sono i blog, cos’è l’informazione, sarà il caso che qualcuno glielo spieghi. Se pensa che le guide ufficiali, da Michelin al Gambero Rosso, siano una casta, una combriccola di amici che favorisce altri amici e che giudica in base a criteri talvolta opachi, si può anche non dissentire del tutto. Ma è davvero ridicola la pretesa di non essere giudicati, di ordinare a qualcuno di non scrivere di lui. Baricco, almeno, lamentava l’assenza di recensioni (che poi c’erano, s’era un attimo distratto). Santin, al contrario, preferisce far soldi in pace, senza che nessuno metta il naso sui suoi piatti e sui suoi prezzi.
Quanto a Internet, è triste constatare l’immagine che Santin ha della rete. Una vetrina pubblicitaria, una grande google maps che serve a far confluire la massa beota verso la sua macchina per far soldi. Che in parte sia vero, che ci siano siti prezzolati, foraggiati da ristoratori, a copertura di veri e propri banner pubblicitari, non toglie nulla al fatto che la rete è anche e soprattutto altro. E forse sarebbe il caso che i siti enogastronomici italiani facessero arrivare la loro voce fino al signor Santin: “Caro Santin, non siamo al suo servizio”.
AGGIORNAMENTO IMPORTANTE
Forse è utile avvertire i pochi lettori di Puntarella Rossa che la massa di voti “deludente” a questo post ha un’origine ben precisa, il facebook di Maurizio Santin, figlio di Ezio. Il quale ha invitato i suoi amici di Fb a “farsi due risate” su uno che “non ha capito nulla”.
Comprensibile, la famiglia è una delle ultime cose sacre in Italia. E chiunque, figlio o non figlio, ha il diritto di farsi due risate, se ha questo desiderio. Meno comprensibili i commenti fb che qualificano Puntarella Rossa come “analfabeta” (causa refuso, ora cancellato) (i refusi capitano, sarebbe facile infierire sulla commentatrice Mariella che scrive “se avrebbe detto”).
Non contenti, i simpatici amici di Maurizio ci danno dell'”idiota” e dello “stronzo”. Senza che lo stesso senta il bisogno di stigmatizzare. Ma siamo uomini di mondo, non è un problema, ognuno si assume la responsabilità del suo linguaggio e dei suoi commentatori.
Quanto ai contenuti, le critiche più sensate si concentrano sull’invito a disertare. Ovviamente, ma non tutti sono tenuti a capire, si trattava di una provocazione polemica, di una sfida a qualcuno che si pretende da una parte al di sopra dei giudizi critici, e anzi li rifiuta, e dall’altra tratta i blog e la rete come uno strumento acritico, pubblicitario, utile solo per attirare clienti. Inutile dire che non abbiamo né la forza né la voglia di organizzare boicottaggi.
Noi abbiamo il massimo rispetto di Santin padre e Santin figlio (che compare tra gli amici di Puntarella Facebook, tra l’altro) e vorremmo che ci fosse lo stesso rispetto per chi si occupa di cucina, sulla carta stampata e sulla rete. In questo caso, andremmo volentieri nel suo ristorante e inviteremmo a fare altrettanto i nostri lettori. Con Santin, del resto, non c’è nessuna questione personale. Non lo conosciamo de visu e non abbiamo motivo di detestarlo. Ci sembrava legittimo criticarlo per le cose che ha detto. E naturalmente siete liberi voi di criticare noi.
E ora andate in pace, la messa è finita.