L’opificio

RISTORANTI ROMANI / RE DI ROMA

Via Albalonga 46 Tel. 06-7000910

Chi era stato da Otto e Mezzo e aveva apprezzato la cucina sapientamente creativa di Mattia Miscia, può tranquillamente traslocare da via Boncompagni fino a via Albalonga, dove da un mesetto e mezzo ha aperto i battenti un nuovo ampio ristorante, l'Opificio, osteria chic che promette più che bene e che è nata dalle ceneri della dimenticabile pizzeria La Fenice. Qui è arrivato Miscia, cuoco (che la dizione chef non gli aggrada), insieme all'ex direttore di sala di Otto e Mezzo, che si è messo in proprio. Operazione apprezzabile che arricchisce l'offerta della zona (di fronte ci sono gli straordinari tiramisù di Pompi), ed è una bella scommessa investire su un ristorante di qualità e non economico dalle parti di Re di Roma. L'ambiente è davvero originale. Una prima sala con bel bancone e grande scritta Opificio, ottimamente attrezzato per gli aperitivi. Poi un breve corridoio che passa vicino alla cucina a vista introduce in un salone lungo e rettangolare, con i soffitti alti, sormontati da volte in ferro battuto che fanno un po' tour Eiffel. Dominano il bianco e l'antracite, sedie e tavoli sono molto belli, ma le pareti spoglie e l'altezza del soffitto danno al tutto un tocco eccessivamente algido e spartano (non aiuta Fabio Concato in sottofondo…). Però il locale è bello, la cameriera (che lavorava da Giolitti in via Settembrini) attenta e gentile, l'atmosfera complessivamente piacevole.
Si parte con un'entrée omaggio, una discreta panzanella fatta con il cous cous. Ottima la passatina di pomodoro fresco, melanzane scottate e canederli di ricotta croccante (9). Buoni i maccheroncini di farro con ragù di agnello e radicchio trevigiano (12), anche se la pasta resta un po' slegata dal condimento. Straordinarie le fettuccine alla gricia con i carciofi e pecorino romano (12). Buone le polpette di vitello con salsa di pistacchi e finocchietto (14) (ma tristanzuole le verdurine al vapore di condimento). Si chiude con un'ottima chocolate tarte (6) e un buon parfait allo zabaione e riduzione di amaro abruzzese (6). Il tutto annaffiato da una bottiglia di Lavico, vino siciliano fatto con Nerello Mascalese (20). Tra gli altri piatti in lista troverete prosciutto crudo di Norcia al coltello, 24 mesi (10), tortino con burrata e alici (9), parmigiana di zucchine provola affumicata e baccalà (9), crocchette di agnello cacio uova, finocchi e misticanza (10), spaghettoni grano duro cacio e pepe (10), linguine di gragnano con baccalà, olive, capperi e peperoni fenice (12), tagliolini di polpo con broccolo romano e pecorino ubriaco (11), stracotto di manzo e gnocco alla romana con verdure al vapore (16), tagliata di manzo con spuma di patate (17), agnello cotto a bassa temperatura con patate strascinate (16), trancio di merluzzo alla messinese (17), bavarese al pistacchio e salsa di cioccolato fondente (6), semifreddo al mojito (6) IL CONTO Considerando un antipasto (passatina di pomodoro, 8), un primo (gricia 9), un dolce (torta di cioccolato, 6), il pane (3), l'acqua (2) e un caffè (2), si arriva a 30 euro. Se si aggiunge un secondo (agnello, 16), si arriva a 46. E poi, naturalmente, c'è il vino. BONUS: cucina di qualità a prezzi non popolari ma più che accettabili. Ambiente moderno
MALUS: due euro per una caraffa di acqua microfiltrata paiono un po' troppi. Un po' di austerità di troppo nel salone.

VOTI Cucina: 7 Servizio: 7 Ambiente: 6,5 Prezzi: 6,5