Da Berti a Milano, la tradizione elegante si rinnova

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Da Berti a Milano, la tradizione elegante si rinnova. Menu e prezzi. Ha un po’ di annetti alle spalle visto che è nato nel 1866 (qui un bel pezzo di rievocazione), molto è cambiato da allora, ma lo storico Da Berti aveva bisogno di una rispolverata. E’ stata appena data, dopo una lunga ristrutturazione e un cambio di proprietà, e ne è venuto fuori un locale che ha mantenuto la sua vena iper classica, tradizionale, borghese si sarebbe detto una volta, con un tocco di eleganza. O come recita il loro claim, “fedeli alla tradizione, ma con un look rinnovato“.

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Da Berti è in una strada che una volta a due passi da via Melchiorre Gioia ma soprattutto da piazza Gae Aulenti. Da fuori si vedono svettare i grattacieli di Porta Nuova. Un tempo questi erano gli ospiti, secondo il resoconto di Marco Cremonesi sul Corriere, per i 150 anni: “Il patron Gigi Rota ricorda i piatti preferiti dei suoi infiniti ospiti: l’osso buco che piaceva a Gorbaciov e la pasta e fagioli per Riccardo Muti, la cotoletta per Ermanno Olmi e il baccalà per padre Turoldo. E, appunto i politici: bollito misto per Bettino Craxi, risotto alla Beccaia per Walter Veltroni, riso al salto per Roberto Formigoni“.

C’è molta della Milano che conta seduto in queste grandi sale, ai tavoli muniti di doppio tovagliato (fuori c’è uno splendido dehors). Alle pareti guardano sempre vecchi proclami di Radetsky, ai tavoli ci sono invece ricche signore che familiarizzano con camerieri iper espansivi che impongono, con il sorriso, un piatto di “biscottini, perché ce li meritiamo” e poi ci provano, pronti a svolazzare via: “Signori, abbiamo voglia di un dolce o abbiamo voglia che io smetta di parlare? C’è anche questa opzione“. Ma i signori hanno voglia ed ecco una grande coppa di frutti di bosco con gelato alla crema, come si usava qualche annetto fa.

La signora apprezza e racconta agli astanti di quando era andata da Lamantia, “un fenomeno, pensa che non c’è neanche la tovaglia”. Il massimo dell’esotismo, un ex carcerato (innocente) che ammalia con la sua cucina siciliana ruspante, mica come quell’altro chef, “un burino, uno che incendia le tovaglie di tulle”.

Menu e prezzi

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Detto questo, il locale merita una visita, se avete in visita parenti o amici che vogliono gustarsi un pranzo o una cena in un ambiente elegante ma conviviale, dove poter fare un po’ sfoggio di opulenza tranquilla. Si mangiano tutti i classici, fatti con cura: rognone di vitello trifolato (32), ossobuco di vitello con gremolada (38), cotoletta alla milanese (38), tutti e tre serviti con il risotto.

E poi risotto al salto (18), tagliolini al Culatello di Zibello e scaglie di grana Padano (20), pasta e fagioli (14), stinco di agnello “Nuova Zelanda” cotto a bassa temperatura con millefoglie di Patate al rosmarino (28), straccetti di filetto di Manzo con funghi porcini e purè (26). Alla griglia, fiorentine come se piovesse e cuberoll Black Angus (America) 300 grammi (58 euro).

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La carta dei vini, un classicone. Sì, avete indovinato, Tasca d’Almerita, Planeta, Donnafugata, Ceci, Tignanello, Frescobaldi, Feudi di San Gregorio…

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Da Berti Milano, via Francesco Algarotti, tel 02 669 4627