Il coniglio alla ligure da Oscar della Grande Bellezza

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Il coniglio alla ligure e la Grande Bellezza Jep Gambardella, sguardo da gagà disilluso, pare più interessato al misterioso volto decrepito della Santa piuttosto che alla ricetta che sta elencando con puntiglio il cardinal Bellucci: «Dodici pezzi, rosolato, timo, alloro, rosmarino, vino rosso, olive taggiasche: ecce coniglio alla ligure». Il cinema a volte ha la capacità di lavorare per il made in Italy più di un’agenzia nazionale di promozione del turismo. E così in un solo film, La Grande Bellezza, l’italianità travalica il perimetro di Roma, e diventa orgoglio trasversale alle regioni. Con un ritorno di pubblicità che non guasta mai.

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Verso la fine del film Jep ospita una cena in onore della religiosa, cena molto formale e cardinalizia, sulla propria terrazza, dopo tanti party sbracati. Qui in un passaggio gastronomico il porporato interpretato da Roberto Herlitzka indottrina la tavolata sui segreti di uno dei piatti della tradizione ligure. Un’opportunità di vetrina raccolta al volo, come racconta Il Secolo XIX, da ristoratori, gourmet e cuochi. Dal tappeto rosso di Los Angeles al Porto Antico di Genova, il richiamo della ribalta dell’Academy è immediato, e i liguri, che di commercio se ne intendono, aggiornano subito i menu. «Abbiamo cambiato il nome in “Coniglio alla ligure da Oscar”. La ricetta nel film è quella perfetta», spiega Giorgio Bove, presidente della Fepag, l’associazione che riunisce i ristoratori e che si è già premurata di avvertire via mail tutti i soci della coincidenza cinematografica. Pesto, focaccia, farinata non hanno mai avuto bisogno di tante presentazioni. Il coniglio, nobile prelibatezza che non manca mai nei locali tra i caruggi, con pochissime variazioni e sempre secondo tradizione, potrà godere adesso di un richiamo internazionale. Pensate agli americani che compulseranno guide alla mano tutti i riferimenti turistici alla Grande Bellezza e si imbatteranno nella scena della cena, «Ligurian Rabbit? Oh, yes…Jep Gambardella, The great Beauty..Sorrentino, Servillo, Rome…beautiful, very good, …». R poi si siederanno e ordineranno proprio quello.

Alla fine, da Roma a Genova siamo sempre sempre lì, «beautiful, very good». Siamo in Italia: la grande bellezza, la grande abbuffata.  

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