Esco Bistrò Milano, tartare piemontese, focacce e cocktail

Esco Bistrò Milano Quando in un locale vi trovate a parlare a bassa voce, quasi a sussurrare, è il sintomo che qualcosa non va. A meno che non siate in un luogo di culto. Ma Esco è un bistrot (chissà perché scrivono “bistrò”) contemporaneo, bello e di qualità, e l’unico culto praticato qui è per la buona cucina. E’ per questo che dispiace un po’ che non si sia trovata l’alchimia giusta a distanza di quasi due anni dall’apertura. Ma andiamo per ordine.

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Esco si trova in via Tortona, di fronte a Boccino. Una grande sala al pian terreno (quasi 200 metri quadri) e un’altra altrettanto capiente al piano inferiore. L’arredamento (firmato dall’architetto Andrea Rossini),  è un felice connubio di modernariato e di design contemporaneo (come da nome, “bistrot contemporaneo”), con toni pastello e caldi, che richiamano i locali del nord Europa. Pavimento in rovere, soffitti alti e tavolini disposti lungo i muri, ognuno illuminato da una grande lampada a sospensione. Al centro un tavolone sociale e molto spazio: forse un po’ troppo e anche qui l’eleganza fa premio sull’atmosfera.

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Alle pareti, una grande libreria in legno bianco, con libri di cucina e di arte, vecchi ferri a vapore, ceramiche e utensili antichi. All’entrata c’è “La cascata“, un grande quadro verticale di Giovanni Frangi Pasadena. Lo stesso autore, nato nel 1959, decora il piano inferiore, con opere in bianco e nero.

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Ma veniamo al nutrimento. Lo chef è il bravissimo piemontese Francesco Passalacqua, che fu in cucina anche da Pane e Acqua.

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Prima di parlare dei piatti, anticipiamo uno dei punti forti di Esco: la pizza e la focaccia gourmet, lievitata 48 ore. Nella squadra in cucina, infatti, ci si occupa con costanza e passione anche di impasti e lievitati, e la focaccia, con diverse farcimenti, è davvero ottima, per morbidezza e sapore.

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Tra le proposte di Passalacqua, molti piatti piemontesi: tra loro, la battuta di fassona al coltello (9) e i ravioli del plin burro e salvia (14).

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Interessante la formula degustazione che consente, per esempio, di ordinare un petto d’anatra laccato con peperoni arrosto e mostarda di anguria (7 la degustazione, 11 il piatto intero): davvero riuscita la combinazione dei sapori agrodolci.

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Buoni anche i paccheri farciti di luganega di Monza e patata affumicata (13 euro). Ci sono anche formule con menu degustazione: 6 portate a sorpresa 40 euro e 8 a 50 euro.

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Con i piatti, come è di moda ora, si può abbinare un cocktail, dall’ampia carta (da 9 a 10 euro).

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