Prof, ma che è il Tappo Avvite Stelvin?

Allora ragazzi…seduti…..aprite i libri di algebra e cominciamo. Oggi parliamo del sistema metrico decimale. Anzi, vi racconto una storia che è meglio, che voi non siete ragazzi particolarmente brillanti, state sempre a tirarvi i cartoccetti e a giocare al gioco del perché, rendetevi conto che avete 18 anni. Allora, in una piccola cittadina vicino Foggia c'erano un fabbro e un falegname. Il primo era alto e giovane, lavorava sempre il ferro, il nichel e l'alluminio, si chiamava Mario Avvite. Era considerato l'innovatore della città perché rifaceva le serrande dei negozi a metà del prezzo ed erano più semplici da montare e più difficili da scassinare. Non c'era poesia nel suo lavoro, solo efficienza e funzionalità. Le serrande in effetti non erano belle, ma non avevano mai problemi e facevano bene il loro dovere. Il secondo invece era basso e tracagnotto, molto anziano, faceva un sacco di lavori, soprattutto in sughero, lo chiamavano tutti “er Tappo”.

Era la poesia dell'artigianato locale, faceva i portoni di legno delle taverne del paese, ci voleva tempo per finire il lavoro ed era sempre un rischio da parte dei commercianti montare dei portoni di legno belli ma facilmente scassinabili. Se pioveva entrava l'acqua, se si gonfiavano con l'umidità non si aprivano bene; ma erano belli, bellissimi, erano poetici. Inoltre davano lavoro a dei ragazzi che venivano di tanto in tanto a passarci il coppale, un po' di carta vetrata, li aprivano, li annusavano per vedere se si fossere insidiate delle muffe, si preoccupavano molto delle maniglie e soprattutto dei pomelli.
Erano dei veri e propri professionisti. Non erano dei ragazzi così, ma avevano fatto un corso all'Associazione Italiana Pomellieri ed erano risentiti del fatto che Marco Avvite aveva invaso il mercato delle serrande di questa cittadina vicino Foggia; dicevano che così facendo sarebbe sparito un mestiere, che non c'era la poesia in quello che faceva Avvite, che saremmo diventati come gli americani.
“Er Tappo” continuava a fare il suo lavoro con calma e senza farsi prendere dal panico perché sapeva che sia la porta di legno antico che la serranda facevano parte dello stesso business, quello delle chiusure, ma per negozi di diverse tipologie. Avvite infatti aveva notato che le serrande venivano richieste sui locali che avrebbero avuto uno, massimo due anni di vita, perché costavano poco e non c'era bisogno di far entrare aria nel locale. Invece i portoni di legno e sughero venivano montati su negozi che erano destinati ad invecchiare nella strada, e quel legno faceva respirare la felicità del locale.
Tutto andava bene in questa cittadina vicino Foggia tra Marco Avvite e “er Tappo” ; si erano divisi i negozi e lavoravano felicemente senza rubarsi il lavoro reciproco. Anche se “er Tappo” sapeva che prima c'erano solo falegnami, era uno che sapeva vedere il mondo, e non percepiva l'avvento dei fabbri come l'avvento del male, ma come innovazione ed evoluzione. I ragazzi dell'Associazione Italiana Pomellieri erano indignati con i fabbri ma stavano facendo solo tanta fatica, ne facevano tre di fatiche per l'esattezza.
Tutto andava tranquillo fino a quando non arrivò un simpatico amico dall'australia, un certo Signor Stelvin, lui faceva le cose in maniera un po diversa. Faceva serrande in metallo, ma che si comportavano come il legno, le sue serrande non erano ermetiche, facevano passare l'aria, ma erano inscassinabili. L'innovazione nel mondo delle porte dei negozi era arrivato in città. Stelvin fece una mossa geniale, comprò la società di “er Tappo” e la società di Marco Avvite senza che l'un l'altro lo sapessero. Poi fece fondere le due società, nacque la “er Tappo Avvite Stelvin” che faceva chiusure in metallo, ma che si comportavano come il legno. Ad oggi nessuno nella piccola cittadina vicino Foggia ha ancora capito come funziona questa nuova porta-serranda, i ragazzi dell'Associazione Italiana Pomellieri stanno facendo un Master per usare l'antiruggine sulle serrande di metallo della Stelvin e tutti vissero felici e blindati.
Professoressa ma che c'entra questa storia con il sistema metrico decimale? Brambillini, innanzitutto ti metto 2 perché hai parlato senza alzare la mano, poi ti metto una bella nota di classe perché non sai niente e le cose le chiedi sempre a me. Comunque non è difficile capire che un metro sono cento centimetri, come te lo devo spiegare. Non è che posso venire qui e inventarmi tutti i giorni una storia diversa per voi!

(ogni riferimento al post di Puntarella Rossa "Se la vite uccide il sommelier" non è affatto casuale…)

Questi bellissimi disegni sono di Paolo Cioni, in arte Pollo. Qui l'intervista a Puntarella Rossa