Tischi Toschi Roma. Prima i due difetti: troppa luce e troppo inquinamento acustico. Smaltiti quelli, peccati veniali, possiamo dire che Tischi Toschi è un’onesta trattoria siciliana, senza inutili pretese estetiche, con qualche appesantimento folcloristico, ma di buon livello e perfetta per i nostalgici di una cucina siciliana (messinese) fatta come si deve e a prezzi decenti.
Tischi Toschi ha una sede storica, e molto conosciuta, a Taormina e ora raddoppia a Roma con Alessio Casablanca (figlio di Luca, che rimane a Taormina)
Il locale è piccolo, sei o sette tavoli stretti in un ambiente colorato. Siamo vicino a viale Libia, quartiere Africano, proprio di fronte a un’osteria molto frequentata, la 20 e 20.
Assi di legno, piatti colorati, persino un cappio appeso. L’ambiente è piccolo ma informale e caldo.
Ma che si mangia da Tischi Toschi? Cominciamo dagli antipasti: ci sono le polpette di finocchietto, la caponata, il caciocavallo. E lo scauratello, tipica ricetta di Milazzo, tortino di tonno tiepido. Tra i primi, cose che vi aspettate, come la Norma (13), la busiata al ragù di tonno e gli spaghetti alla bottarga di Marzamemi. Ma anche qualche ricetta che osa, almeno per chi è abituato a mangiare la solita cacio e pepe, come gli spaghetti con uova di sgombro (13 euro) e le tagliatelle al carrubo (13).
Pochi i secondi, ma di soddisfazione. Ci sono gli involtini alla messinese (13) e l’alalunga alla Matalotta (16), trancio di pesce azzurro con uvetta, capperi, pinoli, origano, cipolla e pomodoro. Tutte ricette importate paro paro dalla sede di Taormina.
Dopo i pomodori secchi offerti in ciotolina, cominciamo con una cosa piuttosto strana, e scenografica: il pecorino al cartoccio.
Ci vuole un abile gioco di dita per riuscire a svolgerlo dal suo involucro, ma poi il pecorino si sprigiona in tutta la sua calda flagranza: cremoso e opportunamente stagionato.
Altro antipasto, giusto per introdursi nel mondo di Rischi Toschi: siamo alle polpette di finocchietto. Un trionfo di pangrattato, pecorino, aglio e pinoli, il tutto immerso in una densa salsa di pomodoro.
Non potevamo non provare i maccheroni alla Norma. E il piatto non delude, anzi. Le melanzane fritte sono il coperchio naturale della pasta. Che poi emerge, con sorpresa. Non sono maccheroni, ma busiate. Niente di grave, anzi, perfetto per esaltare il sapore forte delle melanzane e quello ancora più forte della ricotta salata e del pomodoro. Piatto per stomaci forti, che vale una cena.
Il trancio di tonno arrosto fa il suo, grazie anche al salmoriglio, che non è una spezia come qualcuno potrebbe pensare, ma è una salsa siciliana con olio, aglio, origano, limone e prezzemolo.
Arrivati al dolce, ci fermiamo al semifreddo alla mandorla (5 euro). E’ la morte nostra, con la cascata di granella e cioccolato sui colori del piatto tipico, che ci accompagna verso la fine di una cena più che soddisfacente.