
Puntarelle d’oro 2025 a Milano, i ristoranti e locali premiati. Mentre ci apprestavamo a scegliere la lista dei premiati da Puntarella Rossa per il 2025, abbiamo fatto qualche pensiero non proprio ottimista sul mondo della ristorazione, che vive una crisi probabilmente senza precedenti. Pochi soldi in mano ai clienti, difficoltà crescenti per materie prime, affitti e personale. Conseguenza: la nascita di nuovi ristoranti veri e propri è ormai una faccenda rara. E laddove nascono, si registra un numero ben superiore di locali equivalenti che spariscono, inghiottiti dalla crisi.
Poi è arrivata l’intervista di Felix Lo Basso, che ha chiuso il cerchio, con le sue verità e le sue assurdità. Forse anche per questo, il panorama delle novità quest’anno non è particolarmente nutrito e tocca tenerci stretti i nostri preferiti di sempre, finche reggono. Questi li trovate qui.
Di seguito, invece, trovate i riconoscimenti assegnati dalla nostra redazione, che comunque segnalano alcune belle novità. I criteri sono due: il primo, come sapete, è che non prendiamo soldi dai locali per le recensioni e quindi siamo totalmente indipendenti; il secondo è il nostro gusto e la nostra visione, che avete imparato a conoscere in questi anni, e che non si basano soltanto sulla qualità della cucina, ma su una valutazione complessiva degli elementi che consentono l’esperienza di mangiare fuori, dall’ambiente al servizio, fino all’originalità della proposta. E dunque eccoci alla nostra lista delle Puntarelle d’Oro 2025 a Milano.
Qui le Puntarelle d’oro a Roma 2025
Puntarelle d’Oro 2025: i migliori locali dell’anno
Trattoria: Cucina Franca
Ristorante: Raw Restaurant
Bistrot: Ai fiori blu
Pranzo: Sandì
Fine dining: Abba
Enoteca: Vasiliki Kantina & Gastronomia
Format originale: Fat Sam at the Winery
Colazione: Sisu
Giapponese: CasaNori
Wine bar & Mercato: Celeste e Isola
Puntarelle d’Oro 2025: i migliori locali dell’anno
Trattoria
Cucina Franca – Porta Pomana/ Good vibes
Contaminazione, condivisione, eclettismo. Cucina Franca è forse uno dei locali dove si coglie di più la tendenza più contemporanea a sbarazzarsi di certi formalismi antichi e a offrire una cucina originale, divertente, fuori dagli schemi consueti. Un posto che emana vibrazioni positive, piccolo come piace a noi, con un importante background internazione. Gli chef Facundo Castellani e Gianluca Santamato hanno viaggiato, e si vede, visto che i piatti hanno influenze da Messico e Brasile, Spagna e Francia. Cucina quasi sempre vegetale, con pochi divagazioni in tema di carne e pesce. Cucina divertente con accostamenti insoliti, come si evince anche dai nomi: la rapa santa (Capesante-sedano rapa-kale), il “Calabacín y Romero, che doppietta” (Zucca violina-rosmarino-miele fermentato-semi croccanti), “In Francia lo chiamano “Chou Farci” (Verza-tuberi-zenzero-dashi aglio nero). Menu corto, nessuna distinzione tra antipasti/primi/secondi, spazio a un paio di street food, piccola ma curata carta di vini naturali. Conto super onesto, con piatti che passano da 8 a 12 euro e vini tra i 24 e i 35 euro. E ci si diverte. Che volere di più?
Cucina Franca, via Friuli 78, Milano. Prenotazioni qui
Ristorante
Raw restaurant – Corso di Porta Romana/ Senza frontiere
L’ambiente è molto curato e piuttosto raffinato e questo un po’ ci ha messo in guardia, con questi divani e poltroncine che sembrano annunciare l’ennesimo ristorante in cui l’estetica è più importante del contenuto. Però ci siamo accomodati al largo bancone con la cucina a vista (sì, lo “chef’s table”) e a poco a poco ci siamo fatti conquistare dalle movenze precise di uno staff giovane ma già esperto e da una cena perfetta, che corteggia il fine dining ma tiene i piedi ben piantati per terra, con prezzi alti ma comunque ragionevoli per questa qualità. Raw offre un’esperienza gourmet senza confini territoriali, con due menu da 75 euro l’uno, dai quali però si possono scegliere i piatti come fosse alla carta. Pensare che doveva aprire come box dentro i Mercati generali. Qualche indecisione e molti guai burocratici hanno fatto cambiare idea e direzione ai proprietari – Petra Cucci, comunicazione food & wine; Fiorina Di Francesco e Gala Fruit, fornitore del Mercato Ortofrutticolo di Milano – che dell’idea originaria hanno comunque mantenuto lo stretto rapporto con la materia prima dei Mercati generali.
Lo chef è Enrico Ferrari, classe ’91, diplomato all’Alma di Parma, con esperienze da Mauro Uliassi e al al Ristorante Eligo di Losanna, in Svizzera. Tra i piatti più apprezzati c’è il tuorlo d’uovo alla carbonara, con una spuma di pecorino, il guanciale di Marco d’Oggiono e uova selvagge, una semplicissima tagliata (che semplice non è, è fatta con la bavetta, una parte pregiata del manzo, aceto balsamico tradizionale, un crumble di rucola e parmigiano vacca rossa e una crema di pomodoro, costo 35 euro). In carta (ma cambia spesso), cappelletti al tartufo nero, risotto con i porcini, capesante e mazzancolle. Molto brava Alessia Pulcini, la giovane Pastry Chef (ex Egalitè): splendido il babà cremoso agli agrumi, con gel di bergamotto e sorbetto di arancia rossa (12 euro). Il maitre è Dennis Cereda, professionale e cerimonioso, come vuole la sua formazione all’Armani Hotel e al Portrait Milano. La carta dei vini è migliorabile: non ci sono grandi eccellenze, né naturali. Si veleggia su nomi poco noti e prezzi decisamente alti (soprattutto al calice, scarso).
Raw, Corso di Porta romana 45, tel 2 45076348
Bistrot
Ai fiori blu – Modena / Nobel per la pace
L’insegna è un omaggio a un bel libro di Raymond Queneau e il locale potrebbe ricordare forse una cucina francese degli anni ’70, con un’unica sala bislunga, con pavimento di graniglia old style. Ai fiori blu è uno dei quei posti dove bisogna andare quando si è stanchi, non si ha voglia di mettersi in mostra né si ha voglia di sorbirsi la prosopopea di qualche cameriere azzimato o il lusso volgare di un locale pretenzioso. Si mettono le gambe sotto il tavolo, si prende un bicchiere di Rosso di Valtellina e ci si tuffa su una lumaca trifolata (12 euro) o su un piatto di alici fritte maritate (12 euro). Qui non c’è quel “poverismo programmatico” che il buon Valerio Visintin ha rimproverato a Trattoria della Gloria (non siamo d’accordo, anche se c’è nel genio, come sempre, nella perfidia). C’è semplicemente relax e un po’ di comfort food, come i ravanelli con burro montato, capperi e pane in cassetta (7 euro).
I fondatori sono un trio noto della ristorazione milanese: Daniele Canonico, Elisa Maccioni e Francesca Lecchi. Si conoscono da Immorale, ma hanno altre esperienze in comune, a partire dal Tannico wine bar e da Cantine Isola. La chef, Francesca Lecchi, ha lavorato al Mercato di Roncoroni e come sous chef di Eugenio Boer da Enocratia. D’estate, c’è un piccolo dehors interno. Ottima carta di vini naturali. Si spende poco e si sta rilassati: premio Nobel per la pace 2025.
Ai Fiori Blu a Milano, via Gustavo Modena 26. Tel +39 02 99 25 30 66
Pranzo
Sandì – Abruzzi / Verza cool
Un posto aperto solo a pranzo e chiuso nel weekend? Idea bislacca e apparentemente antieconomica, venuta in mente a Laura Santosuosso (37 anni), una chef emiliana che ha già dato prova di sé a Milano (Remulass) e che ora ha deciso di mettersi in proprio con la sua metà, il compagno Danny Mollica, che troviamo in sala. E che sala: un posto molto anni ’70, su due livelli, un pavimento in graniglia e cotto rosato, colori chiari, sedie larghe e vecchie. Nulla di particolarmente cool, anche se si sa che se vuoi essere cool ormai devi far finta di non esserlo. Sandì ha subito fatto parlare di sé, forse perché Milano ha fame di posti nuovi, originali, diversi dai soliti format triti e ritriti. La scelta è presto spiegata: Laura e Danny hanno un figlio e come molti della nuova generazione privilegiano la vita al lavoro. E poi l’idea era quella di provare a distinguersi. E così, eccoci qui, con un menu che davvero dire originale è dire poco. Unisce la tradizione emiliana meno nota, con qualche influenza francese. Si spazia da porri/vinorosso/erborinati (14 euro) a testina in cassetta alle 5 spezie (15), tagliatelle con ristretto di champignon, burro acido e furikake di porcini (18), a verza ripiena di gamberi (20); dal cavolfiore al pepe verde (16) al cordon blue di lombata con purè (30). Abbiamo avuto la fortuna di provare un brodo di cappone e aringhe, offerto come entré: spettacolare. Menu pranzo da 22 euro (due piatti). Ah, se proprio volete andarci a cena c’è un solo giorno di apertura: il venerdì.
Sandì, via Hayez 13, tel 02 8204 6200
Fine dining
Abba / Certosa District/ Luce e aria
Un locale spiazzante, un contrasto netto, quasi violento, tra quel che c’è dentro e quello che c’è fuori. Perché siamo alla fine di via Varesina, in quel posto che l’insopportabile modernismo anglofono di Milano ha ribattezzato pomposamente Milano Certosa District (non andava bene “Il distretto di Certosa”?). Una parte è stata già realizzata, iper moderna, ma di fronte al ristorante c’è ancora un enorme cantiere, colmo di macerie e di operai. Insomma, non proprio una zona bucolica, né modaiola, almeno per il momento (i lavori dureranno almeno un anno). Per questo, quando entri da Abba hai una sensazione di straniamento. Vedi questo locale – un ex pennellificio – molto ampio e spoglio, minimalista, rarefatto, in stile nordico, tutto écru, panna, e zero quadri, zero fronzoli. Pavimento di legno chiaro, come i pochi tavoli in rovere massello ben distanziati, con un vaso di fiori secchi. Materiali naturali, colori caldi, grandi vetrate. Luce, aria, silenzio. Il padrone di casa è lo chef pugliese Fabio Abbattista, che è stato sous chef da Unico (stella Michelin) e poi ha lavorato nove anni in Albereta, in Franciacorta. Il menu riconosce l’anima locale dello chef – le carote di Polignano, i piselli di zollino leccesi, la farinella – ma poi si allarga su orizzonti più vasti: la pastinaca laccata e fava tonka, il risotto al cardo gobbo, pera e polenta affumicata; l’animella di vitello e toffee di cavolfiore. Vini naturali, molti dei quali dal listino Sottoscala di Alessandro Perricone. Due menu da 90 e 110 euro e uno a pranzo da 40. Da testare nel tempo, ma già ora è un’oasi di pace e di qualità.
Abba, via Varesina 177, tel 02 8568 9735
Puntarelle d’oro 2025 a Milano
Enoteca
Vasiliki Kantina & Gastronomia – Porta Romana / Vini mitologici
Vasiliki è Vasiliki Pierrakea, imprenditrice illuminata e cuoca, con master in Bocconi e una grande curiosità intellettuale e gastronomica, che l’ha portata a creare uno dei migliori ristoranti greci mai provati in Italia, con tanta ricerca e una buona cura anche nell’ambiente. E visto il successo del ristorante, Vasiliki ha pensato di allargarsi, con un progetto che è già una grande idea sulla carta: aprire, proprio di fronte al ristorante, un locale più disinvolto e meno impegnativo dal punto di vista economico, ma soprattutto con una vasta selezione di vini greci (oltre 150, selezionati da Vasiliki insieme alla sommelier Loredana Lo Coco). Etichette introvabili in Italia, che ottiene su richiesta diretta e che davvero contribuiscono a creare un’esperienza originale e irripetibile altrove. Si mangiano arancini ripieni con crema di feta memmos e menta (8), fish and chips con taramas (9 euro), spiedo di calamari (12), cavolfiore arrostito (8). Non tutto funziona per il verso giusto nel locale (per esempio un oste, presumibilmente greco, molto ingrugnito e spesso scostante con i clienti, e un bancone molto stretto) ma già così merita. L’idea è di tornarci almeno 150 volte e provare tutta la cantina, in sei mesi dovremmo farcela.
Vasiliki Kantina & Gastronomia, via Clusone 6, tel 375 905 1951
Format originale
Fat Sam at the Winery – Darsena / Pollo fritto e champagne
Pollo fritto e champagne! Già detto così è una figata e in effetti, come è noto, non c’è niente di più rivoluzionario e originale della semplicità. Fat Sam è semplicissimo: una sala quadrata non grandissima con tavolini ordinati da due circondati da due pareti piene di bottiglie, tanto giallo a dare allegria. A guardarlo da fuori sembra uno dei tanti street food per ragazzi e stranieri, di quelli che ci si ficca dentro un po’ per caso e dove si mangia qualcosina, di solito non benissimo. E invece il menu è semplicemente rivoluzionario. Piatto forte, il Fried Chicken Bun (12 euro), una bomba calorica con pollo fritto, cetriolini e maionese. Polli da allevamenti non intensivi, che arrivano da diversi fornitori. Si può ordinare anche la versione piccante con habanero o con cipolle. Ma non ci limita a questo: ci sono pop corn di pollo fritto, salse a volontà e un altro piccolo menu di prelibatezze. Tra queste, toast classico o al tartufo, tartare, ostriche alla moda newyorchese, camembert e cipolla, giardiniera, olive-olio e salamoia, pane e olio. Camembert e cipolla! Più semplice e originale di così si muore. Se ci aggiungiamo una carta di vini naturali e una mescita che ha sempre lo champagne (14) come bollicina, direi che i ragazzi hanno fatto bingo. Diventeremo fat come Sam, ma ne valeva la pena.
Fat Sam & Winery, corso San Gottardo 6, tel 02 3675 4483
Colazione
Sisu – Darsena / Perseveranza scandinava
Sisu è una parola finlandese che vuol dire perseveranza e proprio dalla Scandinavia arriva il filo conduttore di questo nuovo bar-pasticceria, molto spazioso, che si inserisce nella nouvelle vague dei locali dove con la colazione non ci sono solo gli eterni, e un po’ noiosi, brioche e cornetti, ma lievitati internazionali e originali. I tre giovani fondatori hanno fatto parte del progetto di Gelsomina, altra pasticceria di qualità, e ora hanno deciso di lanciarsi in questo progetto autonomo, in un locale di 200 metri quadrati con 50 coperti. Ci sono dunque, oltre alle brioche (2,5), cinnamon roll, plumcake (4,5), brownie, girelle, cubi, veneziane, cookies, babka (3,5). Non solo dolce per colazione, ma anche croissant con crudo, quiche, pancake.
Nove vetrine, con laboratorio, arredi minimalisti e chiari, con marmo, cemento, legno e molte piante, a dare un tocco di verde. Il caffè è specialty, ma non troppo, nel senso che c’è, ma non vogliono caratterizzarsi in questo senso, consapevoli che la massa della clientela è ancora ignara o diffidente sul tema. Opzioni per vegani e intolleranti al glutine. Considerando che il sabato non si sa dove andare a far colazione (tutti i posti migliori sono invasi), ci voleva (ma pure qui c’è la fila, conviene prenotarsi).
Sisu, via Gaudenzio Ferrari 1, tel 02 3829 3912
Giapponese
CasaNori – Isola / Passaggio generazionale
La cosa che ci piace di più di CasaNori è questo passaggio generazionale che si vede già entrano in sala. Alla fine del lungo bancone c’è una coppia di anziani giapponesi che guardano con attenzione e passione alcuni giovani, giapponesi e non, al lavoro. Loro sono i fondatori del più antico ristorante giapponese di Milano, Tomoyoshi Endo, chiuso l’aprile scorso. Nonostante l’età, hanno superato i 70 anni, i due (lo chef Kato Shozo e la moglie Masako Sato) hanno accettato di dare una mano ai tre giovani imprenditori che hanno messo in piedi questo hand roll bar. Cos’è l’hand roll? Una sorta di temaki aperto, con un’alga nori che avvolge riso e sushi o anche carne. Si mangiano con le mani e l’alga è protetta da un foglio di plastica vegetale (serve perché l’alga assorbe subito l’umido, non mangiatelo!) che si sfila con un’operazione che all’inizio sembra complicata ma non lo è. Il locale è molto ampio e luminoso, con uno splendido pavimento che pare sia spirato al celebre pavimento a mosaico del negozio Olivetti a Venezia, progettato dall’architetto Carlo Scarpa. C’è un bancone lungo e finalmente comodo anche per mangiare. In menu gli hand roll (a partire da 5, il set da 5 pezzi costa 29), ma anche altri piatti classici di Kato Shozo. Un bel progetto moderno e divertente.
CasaNori, via Pollaiuolo 5, tel 02 3674 2016
Wine bar e mercato
Isola / Celeste rinascita
Questo è un premio soprattutto sulla fiducia. Perché il Mercato Isola ha avuto una bella partenza e poi una brutta caduta, con quattro locali chiusi perché infiltrati dalla ‘ndrangheta. Un blitz clamoroso che ha lasciato mezzo sguarnito uno dei posti con più potenzialità. E allora diamo un po’ di slancio e speranza ai locali puliti che hanno deciso di scommettere comunque su questo “mercato” urbano. L’ultimo nato è la vineria “Celeste“, messa in piedi da Alessandro Perricone, sommelier giovane ma già con importanti esperienze internazionale e una sua distribuzione di vino, Sottoscala, molto attiva. Poco prima era arrivata la Katsusanderia, il progetto di Alice Yamada e Yoji Tokuyoshi, proprietario della Bentoteca. Il katsusando è fatto con lo shokupan, il panino al latte giapponese morbidissimo e un ripieno di carne o verdure. E’ la seconda che aprono, dopo il successo di SideWalk Kitchen. Tra gli altri locali dell’Isola, il Mannarino, il caseificio Salvaderi, il gettonatissimo Panfuwa, il Daifish e Olus Frutta. Si vocifera anche dell’arrivo delle ragazze di Altatto, lo splendido ristorante vegetariano gourmet.
Mercato Isola, piazzale Lagosta