Hotel Locarno a Roma. È il lontano 1925 quando l’Hotel Locarno apre le sue porte per la prima volta, in occasione del Giubileo. All’epoca la proprietà è di una famiglia svizzera, oggi alla guida di questa struttura 5 stelle proprio dietro piazza del Popolo c’è Caterina Valente, e prima di lei la madre. Un luogo quasi centenario, è il caso di dirlo, che ha davvero molto da raccontare.
Quando si entra in una struttura di questo livello, c’è sempre un po’ di timore: in una serata ho capito che da Hotel Locarno, invece, l’atmosfera è decisamente rilassata. Risultato probabilmente dovuto all’impostazione che la proprietà ha deciso di dare: “Noi siamo una casa”, mi racconta Caterina Valente sedute a uno dei tanti tavoli disseminati negli ambienti dell’hotel, “la casa di tutti, e a casa ci si sente coccolati”. E sebbene affermazioni di questo genere, a sentirle per la prima volta, possono sembrare pura retorica, da Locarno non è così.
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La proposta all day long di Hotel Locarno
La struttura occupa due palazzi comunicanti. Non è uno di quegli alberghi dallo stile contemporaneo (sebbene le camere siano dotate di domotica e nel 2015 sia stata fatta una ristrutturazione totale), mantiene infatti tutto il suo fascino antico, “la memoria è la cosa più importante da preservare”. Al piano terra ci sono il cocktail bar, un bel giardino coperto e riscaldato, perfetto anche d’inverno, ci sono varie sale per mangiare o bere, lavorare anche alle 21 con il proprio computer, fare due chiacchiere.
E poi le due terrazze all’ultimo piano, che non appena il tempo lo permette accolgono gli ospiti. La cosa bella di Hotel Locarno è che qui si può scegliere liberamente di mangiare un po’ dove si vuole, a qualsiasi ora del giorno, fino a sera (e solo questo dovrebbe far riflettere su quanto personale sia necessario): “Non c’è la fretta di andare via – spiega Caterina Valente -. Qui c’è spazio per tutto, Gli spazi sono proprio l’ultima cosa che ci manca e vogliamo dare la possibilità ai nostri ospiti di poter decidere cosa fare, quanto stare”. Capita di vedere il giornalista che viene qui a fare un’intervista, o qualcuno che porta ai tavoli di Locarno le sue riunioni di lavoro, e ancora artisti (Fellini era un habitué), ma anche gruppetti di giovani che si fanno una bevuta in jeans e sneakers. C’è lo straniero, e c’è il romano. Un melting pot rilassato e anche divertente da osservare, perché, come dice Caterina “Il lusso non è metterti a disagio”, e sebbene i servizi offerti non manchino (gli ospiti hanno accesso alle riviste da tutto il mondo, per esempio), nulla risulta forzato.
Cucina e cocktail
Tutto questo, facendosi accompagnare da cucina e cocktail bar, che da Locarno portano il nome, rispettivamente, di Domenico Smargiassi e Nicholas Pinna (entrambi lavorano qui da parecchi anni). La loro proposta è coerente con il resto. Il menu quindi cerca di accontentare un po’ tutti, senza però perdersi. C’è una parte internazionale, con il Club Sandwich Masterpiece, “per farlo espresso ci vogliono 25 minuti” mi spiegano, con insalata di pollo, wasabi e zenzero, adagiata su un letto di basilico e pomodoro e guarnita con senape e tacchino, e ancora pancetta e zucchine croccanti. E poi c’è il Chicken ‘n’ Chips, panato nel panko, da intingere nella salsa a base di spezie, senape, barbecue.
E ancora, piatti di Patanegra e pan brioche con alici del Cantabrico, stracciatella e battuto di prezzemolo. Il piatto più richiesto? “L’amatriciana”, perché da Locarno la tradizione del territorio si fa eccome, sempre in porzioni “comode”, invitando anche il cliente straniero a provarla.
Come succede con i cocktail di Nicholas Pinna. “L’obiettivo è scardinare i cliché, quindi evito di proporre lo Spirtz (ma è ordinabile, ndr), preferisco far provare il Roma-Bracciano (a base di Campari, Vermouth Carpano antica formula e Rabarbaro Zucca, ndr), mia rivisitazione del Milano-Torino, giocando con le mie origini. E soprattutto vorrei incentivare la bevuta italiana a chi viene da fuori” ma se l’ospite preferisse un drink più familiare, si trova il modo di farlo sentire a suo agio con una serie di twist sui classici, che restituiscono i sapori netti e immediati, ma anche divertenti, come i cocktail a base di Champagne.
Il Bloody Brunch di Hotel Locarno
Il weekend da Hotel Locarno è tempo di Bloody Brunch, una formula che continua sulla doppia strada della proposta internazionale e dell’italianità, con l’uovo protagonista: eggs benedict (24 euro), anche in versione “deluxe” con tartufo e salsa al parmigiano, ma anche uovo alla fiorentina (24) e al tegamino (23), o il maritozzo con uova strapazzate, pancetta e funghi (24). Non mancano hamburger (28), fish and chips (24), cordon bleu (28, preparato seguendo la tradizione francese), fino a un’originale rivisitazione del Biryani (28), con uovo cotto a bassa temperatura, crocchette, salsa yogurt e accompagnato da riso al ragù.
E poi c’è la parte golosamente italiana, con ricette che arrivano dal pranzo della domenica: carciofo fritto (19), pappardelle al ragù (24), agnello panato (29). Tutto viene annaffiato dal Bloody Mary (20), in triplice versione: il classico con vodka, il Red snapper (preparato con il gin) e l’One Bloody at time, una terza proposta che varia ogni settimana. E per chi del Bloody Mary non ne avesse abbastanza, c’è l’opzione All you can drink, con due portate a scelta, a 55 euro.
Hotel Locarno. Via della Penna 22, Roma. Tel. 06 3610841. Sito. Facebook. Instagram
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