Habemus papam, ma habemus chef?

Per i giorni del Conclave, i 115 cardinali elettori devono accontentarsi di pasti leggeri. Colazioni frugali, dalle 6,30 alle 7,30, pranzo con meditazione e cena alla casa di Santa Marta. Pasta al sugo, arrosto, acqua o succo d’arancia, nel menu previsto. Certo, niente a che vedere con quanto tramandato dalla storia del primo Conclave. Siamo nell'anno 1274: qualora la fumata bianca non fosse apparsa entro i primi tre giorni, il vitto sarebbe stato ridotto a una portata per pasto. Dopo altri cinque giorni, per i cardinali solo pane e acqua. Ma una volta fatto il Papa, la musica nelle cucine vaticane cambia del tutto, e si ricomincia a mangiare alla grande. E con il nuovo Papa, ci sarà probabilmente anche un nuovo chef. Nelle cucine stellate d'Italia la domanda è una sola: chi sarà il fortunato prescelto?

E' noto quanto Joseph Ratzinger amasse la buona tavola, riservandosi le tipicità della cucina veneta per le occasioni speciali. Non a caso il cuoco preferito dell'allora Papa Benedetto XVI era Sergio Dussin di Bassano del Grappa.
Per il suo 85esimo genetliaco, il 25 maggio 2012, il cuoco del Papa cucinò un menu celestiale: risotto con asparagi bianchi di Bassano, preceduto da un flan di zucchine con crema allo zafferano e seguito da un medaglione di faraona disossata e farcita con spinaci al burro e dalla torta Sacher.
La storia delle cucine vaticane va di pari passo con i gusti e le origini di chi siede sul trono di Pietro. Come Papa Leone X (correva l'anno 1513), della blasonata famiglia dei Medici. Lui sì che amava i banchetti luculliani: il suo cuoco, messer Domenico Romoli, racconta la tradizione, era solito studiare erbe ed essenze e sperimentare ricette afrodisiache. Preparazioni particolarmente apprezzate da Leone X e sfoggiate sopratutto durante i Carnevali ed i festeggiamenti.
Altri tempi, altri banchetti. Ma, ne siamo sicuri, la fumata bianca arriverà presto anche per il nuovo chef del Vaticano.

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