Bowerman e Roscioli aprono Romeo

È emozionata Cristina Bowerman. A metà novembre, la chef stellata di Glass aprirà la sua nuova creatura romana, il forno-ristorante concepito insieme a Pierluigi e Alessandro Roscioli. “Per scaramanzia” – sorride – non vuole ancora rivelare il nome. Si ferma sempre un attimo prima di pronunciarlo. Eppure, l'insegna è già avvolta nel cellophane, al portone di via Silla 26a, a Prati. Puntarella Rossa è andata a vederlo e le lettere staccate sul portone massiccio, ricomposte, svelano l'arcano. Il nuovo ristorante – che a vederlo da fuori appare bellissimo – si chiamerà Romeo. Cristina ci racconta come sarà.

Martedì la nuova squadra comincerà a pulire e ad organizzare la cucina. “Ma ancora non ho fatto la spesa – confessa Cristina – sto solo assaggiando la carne di Paolo Parisi e mettendo appunto la carbonara seguendo Alesssandro [Roscioli]”. Dentro a Romeo, 400 metri quadrati di un'antica officina in cui si fondevano componenti per l'Alfa Romeo (da qui l'idea per il nome), fervono i preparativi. Mancano solo gli ultimi dettagli, dopo un anno di segretissimi preparativi. Sarà "un forno vero e proprio, con il pane e i prodotti di Pierluigi, aperto fin dalla mattina, e insieme un luogo in cui sedersi per mangiare anche solo una focaccia ripiena oppure dei piatti caldi, semplici e tradizionali, ma ricercati. Come la carbonara, che Alessandro prepara benissimo e stiamo studiando. Stesso menu a pranzo e a cena, con prezzi accessibili".

L'idea è venuta per caso, in una chiacchierata fra Bowerman e il compagno (e socio) Fabio Spada: “Siamo entrambi molto irrequieti, due tipi che non sanno stare fermi e sedersi su quello che hanno conquistato. Un paio d'anni fa, durante un tragitto in macchina, io e Fabio parlavamo di idee per il futuro. Eravamo d'accordo sul fatto di non volere aprire un locale fotocopia di quelli che già gestiamo e funzionano. Fabio allora butta lì: 'sai con chi mi piacerebbe davvero lavorare? Con i Roscioli'. 'Ma se neanche li conosciamo!', gli ho risposto io”. La conversazione si chiude con una risata. Ma l'idea non li ha più abbandonati, silenziosa e persistente, seppur sepolta dietro i mille impegni per Glass e Bir & Fud (di cui Spada e Bowerman detengono parte della proprietà). Un anno dopo, continua a raccontare la chef, molto eccitata e felice per la prossima apertura, “siamo andati a vedere questo locale a Prati. Era grande, bellissimo e, come entrambi gli altri, in passato aveva avuto a che fare con le macchine. Sembrava destino. Poi, il proprietario ci disse: 'Sono venuti a vederlo anche i Roscioli, pure loro sono interessati…'. Io e Fabio ci siamo guardati e, senza dire una parola, abbiamo saputo cosa fare. Alla fine, era davvero destino che unissimo le forze”.

Le due coppie di professionisti si sono conosciute, piaciute e alleate. “Veniamo da concezioni molto diverse, ma ci unisce la stessa passione, il medesimo amore per il cibo e per quello che facciamo”. L'affinità elettiva si è presto trasformata in azione: la concezione di un forno che fosse anche ristorante (“ricercato, ma non cerebrale”) e carta bianca all'architetto Andrea Lupacchini, che già aveva progettato Glass.

C'era bisogno di creare un ambiente omogeneo, che amalgamasse per bene l'anima tradizionale e “storica” dei locali Roscioli (l’Antico Forno di via dei Chiavari e la salumeria-ristorante di via dei Giubbonari) e quella più sperimentale e moderna di stile Bowerman-Spada. Il risultato soddisfa i fantastici quattro della gastronomia romana: “Lupacchini non accosta mobili e dettagli: disegna, progetta, trova una cifra e poi chiama artigiani che costruiscano gli elementi necessari. Da Glass il tocco distintivo sono i lampadari, tutti originali”. La chiave di stile di Romeo, invece, sarà la luce naturale. “È giocato su sfumature che spaziano dal grigio antracite al giallo ocra – racconta la cuoca – E poi ci sono dei bellissimi lucernai – anche se questa parola risulta alquanto riduttiva – firmati da Cimadon. Nel 70% del locale si vede il cielo”. Il tono da dare al grande spazio era fondamentale perché l'unione Bowerman-Roscioli non risultasse una sorta di matrimonio di convenienza, quasi da separati in casa. Bisognava rendere fluido il passaggio fra la zona del forno, in cui Pierluigi propone i suoi prodotti, e la zona ristorante, in mano ad Alessandro e Cristina.

"Non farò la cucina di Glass – racconta la chef – . Non posso riprodurre un mio piatto fuori contesto, in un ambiente diverso, con altro tono e altro prezzo. Sarebbe una forma di auto-cannibalismo! Inventerò portate nuove. Un tipo di cucina meno tecnologica, che punta meno su formule di cottura avanzate, marinature…sarà più semplice – riflette come parlando a se stessa – non cerebrale. Moderna, come sono io, ma aperta alla tradizione. E la tradizione si capisce e conosce e poi si interpreta. Ma non si stravolge, si rispetta. Mio figlio, per esempio, gli sto insegnando a fare la torta di mele con la ricetta della nonna. Poi, se vorrà, aggiungerà il suo tocco". Il figlio di Bowerman ha quattro anni e mezzo. Piccoli chef crescono.

4 Commenti

  1. Sono stata già 4 volte da Romeo: il miglior ristorante di Roma. Location molto bella e particolare. Cucina di altissimo livello. Piatti ben presentati e squisiti, con materie prime eccellenti. Servizio professionale, molto preparato e allo stesso tempo gentile e cortese, una perla davvero rara a Roma. Pane eccellente. Consigliatissimo. 

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